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ROBERTO SAVIANO: Eroe dei giorni nostri


Alto, asciutto e con pochi capelli, a dispetto dei suoi ventinove anni Roberto Saviano ha lo sguardo perennemente serio, assolutamente attento, velatamente triste e sinceramente arrabbiato. Bene o male ormai lo conosciamo tutti (chi più e chi meno, anche se oggi ho spiegato ad una mia collega di chi si trattasse); bene o male la sua storia, scritta di suo pugno in un meraviglioso libro-denuncia: "GOMORRA", tramutato solo successivamente in spettacolo teatrale e ancora in film (l'unico che porterà l'Italia agli Oscar americani) è sulla bocca di ognuno di noi. Gomorra parla dell'Italia e degli italiani; anzi, dell'italia, con la minuscola, perché tratta soprattutto di una cerchia (neanche tanto) ristretta degli stessi e cioè, dei cosìddetti "malavitosi". Si. Perché è vero che in Italia ci sono problemi dovuti alla difficoltà di far convivere più razze e più culture, ma è vero anche che l'Italia è da sempre la madre-patria di mafiosi e camorristi, specie quest'ultima della quale s'è occupato Saviano, con tanto di nomi, cognomi, giri, imprese, amicizie... Dopo la pubblicazione del suo libro sono state aperte inchieste, le forze dell'ordine hanno potuto indagare meglio e molti dei catturati, certamente per la paura del carcere duro, hanno cominciato a parlare. E i "vertici" della camorra hanno iniziato a vacillare. Borsellino e Falcone hanno fatto un ottimo lavoro che hanno pagato con la vita; dal loro sforzo è nata prima di tutto una generazione di persone che ha iniziato a smettere d'avere paura e di tacere. Paolo Borsellino e Giovanni Falcone erano due magistrati che hanno segnato una svolta portando a termine senza macchia il loro duro lavoro. Però quello era il loro lavoro e purtroppo quello che è successo era compreso nel pacchetto rischi fin dall'inizio. Roberto Saviano quando ha deciso di scrivere «Gomorra» era uno qualsiasi, che non ce l'ha fatta più a tacere, a non denunciare e che la voleva smettere di avere costantemente paura, anche se ora forse di paura ne ha di più. Da quando è uscito il libro, a seguito del suo scalpore e del suo successo, vive sotto scorta ed è stato al centro di gravi minacce (processo "Spartacus") rivolte direttamente a lui dai boss Antonio Iovine e Francesco Bidognetti, del clan dei casalesi. È di oggi, la notizia che a questo ragazzo è stata rivolta la minaccia più grave. Uno dei catturati di cui parlavo sopra, preso a seguito della "strage degli africani" di Castelvolturno, ha infatti raccontato per filo e per segno il piano secondo il quale, Roberto Saviano sarebbe condannato a morte, con termine massimo fissato per Natale. Nel piano si fa esplicito riferimento all'esplosivo, all'autostrada Roma-Napoli che percorre spesso e nel caso, alla necessità di eliminare anche tutta la sua scorta. Ecco perché prima citavo Borsellino e Falcone. Alice Virtù
Gomorra Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra Tradotto in 32 lingue.