EARTH & SOCIAL

BARACK OBAMA


 Ok. Chiamatemi sognatrice-speranzosa-Don-Chisciotte… chiamatemi come vi pare; però fatemi dire che domani sarà un giorno importante.Anzi. Domani sarà una data storica, tanto da rendere il giorno dopo ancora quello buono per comprare il quotidiano da collezione, da conservare per almeno cinquant’anni, da tirare fuori davanti ai nipoti raccomandandoli di fare attenzione per non rovinare quella pagina ingiallita dalla storia e intrisa di emozioni (da che ho la capacità d’intendere e volere, ne ho collezionate tre: l’11 settembre, la morte di Wojtyla e la vittoria ai mondiali, che però l’anno dopo ho buttato). Se questo fosse il Medio Evo, potrei dire che domani è come se venisse eletto il Papa Nero.Il confronto è azzardato ma secondo me esatto, con tutto quello che comporta.È di qualche giorno fa la notizia dell’accusa emessa nei confronti dei quattro vigili di Parma, colpevoli d’aver malmenato un ventiduenne ghanese soltanto perché nero, anzi negro, come l’avevano ripetutamente chiamato prima di arrestarlo e forse anche dopo.Da domani questo mondo civilizzato e razzista assisterà al giuramento del primo presidente nero degli Stati Uniti. Io non penso che sia da poco.È già di per sé un simbolo di cambiamento e di speranza.Barack Obama è solo un uomo, ma su di lui da domani si poseranno gli occhi di tutto il mondo e graveranno innumerevoli responsabilità sulla sua carica: sia politiche che sociali, sia umane che storiche.Lo scorso 6 Novembre, dopo la sua “incoronazione” a Presidente Eletto, ricordo d’aver guardato per ore le migliaia di foto che si trovavano su web; molte le ho conservate perché ritraevano occhi pieni di speranza e di lacrime gioiose. Occhi di qualunque razza, età o Credo. Occhi che hanno voglia di Pace.Sono passati due mesi e mezzo da quel giorno in cui ricordo bene d’essermi soffermata molto a riflettere su quanto fosse stato importante, per me, vedere gente all’apparenza tanto diversa credere nella medesima cosa. Sperare e piangere di gioia nel constatare che i desideri, a volte, possono avverarsi.Vedere la politica farsi un modo per sperare (e così tanto, poi!), mi ha fatto comprendere meglio la misura in cui le cose sono andate male ultimamente.Per il-popolo-più-ricco-più-forte-più-comodo-più-grasso-più-spaccone-di-tutti, da sempre in mano ad uno sparuto gruppo di potenti guerrafondai abilissimi nel sottrarre ricchezze e spazi altrui, vedere uno sguardo sincero e un sorriso per nulla ipocrita dev’essere stato quasi uno shock, all’inizio.Però poi tutti, o quasi, ci hanno voluto credere. Yes we can! , era lo slogan.Quell’uomo sembra avere davvero la stoffa del grande leader e non penso sia un caso se spesso è stato associato alla figura di M. L. Kink.Si, ce l’ha fatta. Barack Hussein Obama da domani sarà il 44° Presidente americano, il più blindato della storia, forse perché davvero il più speciale.