EARTH & SOCIAL

Napoli. Ma la spazzatura?


Da subito, fin dalla prima volta che l'ho visto, questo spot è stato in grado di colpirmi poco e d'infastidirmi tanto.Prima di tutto non vedo il motivo per il quale questa "pubblicità progresso" voglia a tutti i costi farci dimenticare che cos'è stata Napoli fino a qualche mese fa: "Napoli aveva un problema... non stiamo a riparlarne, noi sappiamo quale...”.Al solito modo italiano, questa frase mi suona come il classico tentativo di sotterrare il ricordo di una brutta esperienza sotto una montagna di frottole, anche se ben servite, con il solo scopo di preservare il ripetersi del fattaccio, magari fra qualche anno o peggio già da adesso. La voce di sottofondo, dopo aver quindi cercato di censurare in noi il ricordo dei fiumi di spazzatura buttati in ogni angolo di una Napoli resa sudicia dai suoi stessi scarti, ci rassicura e con tono caldo ci informa che per fortuna ad un certo punto "il governo è intervenuto"; peggio ancora dice che "quando lo stato fa qualcosa, è come se lo facessero tutti gli italiani". Bene. Bravi!Ecco dunque cosa il governo (alias tutti-noi) ha fatto per Napoli, davvero.1. La prima cosa che mi viene in mente è il temibile inceneritore di Acerra, inaugurato in pompa magna i primi di marzo con la “promessa” (manco fosse una cosa buona) di bruciare 9milioni di “eco-balle” in quindici anni.Solo per ricordarlo, le eco-balle di eco non hanno proprio niente. Nella maggior parte dei casi si tratta di ammassi contenenti ogni genere di cosa, spesso sostanze tossiche, cancerogene, dannose per il sistema nervoso centrale, per qualsiasi tipo di fauna e per l'intero ambiente e chi più ne ha, più ne metta; la promessa al taglio del nastro è stata quindi quella di polverizzare, alias rendere respirabili, 9 milioni di "cancro-balle" cariche di queste sostanze e di chissà cos'altro.   L'inceneritore di Acerra si avvale di una tecnologia che è già stata giudicata arretrata e (fortunatamente) delle tre linee appena inaugurate ne funziona una soltanto, capace comunque di bruciare 600 tonnellate in completa autonomia. 2.Le discariche.Il proclamato "intervento del governo" in materia di discariche nel napoletano è stato affidarle all'esercito; così facendo ne ha di fatto limitato controlli e verifiche ambientali (Napoli aveva un problema... non stiamo a riparlarne, noi sappiamo quale). Franco Ortolani, docente di geologia all'Università Federico II di Napoli, autore di diverse verifiche e sopralluoghi effettuati in passato per conto di numerose commissioni tecniche, ultimamente ha dovuto farsi nominare assessore di un comune attiguo alla discarica di Chiaiano per poter effettuare nuovi sopralluoghi; Le buche delle discariche, per legge, devono essere formate in un preciso modo, al fine di tentare di salvaguardare il più possibile l'ambiente attorno e le persone che ci vivono, per gli anni a venire:  2 metri d'argilla ben compattata, uno strato di bentonite (un minerale un minerale argilloso), il telone e uno strato di ghiaia "rotondata", cioè senza spigoli che possano bucare il telo.Franco Ortolani, all'interno della famosa discarica di Chiaiano ha trovato (e fotografato) numerose situazioni non conformi alle regole. L'argilla non è compattata (e quindi lascia passare i liquidi), i teli (garantiti solo 15 anni) sono già tutti rotti probabilmente galla ghiaia, che è spesso appuntita e di media cuneiforme.Nonostante la malcuranza e il grande danno ambientale, le discariche restano tutt'oggi una amara necessità. La prossima ad aprire in Campania sarà quella di Terzigno, comune situato al centro di una zona Sic (Sito di importanza Comunitaria), Zps (Zona a Protezione Speciale), nonché nel bel mezzo del "Parco del Vesuvio". Le leggi europee ed italiane vietano la costruzione di una discarica in una zona del genere, eppure la stanno già facendo. Le discariche in funzione in Campania sono tre; oltre a quella appena citata ce n'è una a  Savignano Irpino e un'altra è a Sant'Angelo Trimonte. Forse il centro storico di Napoli, le sue vie di rappresentanza sono pulite, ma da qui a dire che adesso è tutto a posto ci passano tonnellate di monnezza. Quella che sta nei dintorni, dove non tutti vanno a guardare, dove è ancora tutto uguale, dove la situazione è magari anche peggiorata. Il fatto che sia calata l'informazione non significa che è tutto a posto. Significa che l'informazione è labile e che più che altro segue le mode del momento.  Una nota positiva c'è: l'hinterland napoletano ha registrato un aumento del 19% di differenziata. Ma c'è ancora tanto da fare, da parte di tutti. Altro che "grazie!"..Alice Virtù(fonte: CorSeraMag n.14)