Il sognatore

09.12.08


La prima volta che sento l’odore di casa.La prima volta in cui non mi sono sentito solo tra le mura deserte e silenziose.La prima volta che ho ascoltato il mio respiro. E così perderlo all’istante, infangato da un sole timido e dall’assenza di voci.E’nel riflesso del dorso di una mela che percepisco l’aria immobile e i ricordi che ho negli occhi.Nelle mani. Tra le dita cianotiche e ruvide che si concedono all’inverno. E non avrei voluto la luce. Avrei voluto non vedere. Non sapere.Centinaia e più, molto di più. Forse migliaia. Si, credo ne fossero a migliaia. O innumerabili.So che erano. E sono, ancora.Dio e quella musica.. la stessa di ogni maledetto istante.Dovrei ignorarla. Dovrei passarle attraverso, romperla. E guardare le note sgretolarsi.Dovrei imparare a credere in qualcosa. In qualsiasi cosa al di fuori della realtà.Credere in ciò che non possa essere per nessuno. Credere in ciò che gli altri non sanno. E renderlo mio. Creo e distruggo la mia anima. Continuamente. E ne rimane ruvida. Crespa. Ispida. E anche sporca a volte.  Il più delle volte. Sempre.Cancello la strada su cui poggiano i piedi. Per non lasciare orme. Segni riconoscibili. E non.Asfalto di briciole. Pietre sagomate e taglienti che si nascondono sotto le carni.Sparse ovunque. Ovunque dentro di me. Fuori di me. Sono fuori di me.Al di là della mia mente. Oltre il mio io. E non mi appartengo più.