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Post N° 21


GIORNALE DI BRESCIA (LETTERE AL DIRETTORE)Giovedì 1 dicembre 2005       GENITORI E VALORIIl mondo, il circo, gli animali, le gabbie, i sentimenti Nelle scorse settimane a Brescia era attendato un grande circo con tantissimi animali... Nei giorni successivi, poi, a Leno è venuto un circo minore, tristemente noto in ambito animalista per la detenzione che dura da ben 34 anni di uno splendido orso polare e da 24 anni di un mastodontico orso bruno... Per rincarare la dose di animali in galera, anche a Concesio è arrivato un piccolo circo con vari animali, tra cui serpenti e foche. Di conseguenza, sono stati giorni di presidi pacifici per alcuni animalisti bresciani, con distribuzione di volantini informativi sulle condizioni reali degli animali presenti in qualsiasi circo che ancora, in questa società cosiddetta civile, ne faccia uso. La realtà dei circhi viene "allegramente" nascosta da lustrini e musica, fumo negli occhi per chi preferisce non sapere in che modo questi animali vengano addestrati ad agire in modi totalmente contro natura, in che modo essi trascorrano la loro vita errabonda tra una città e l’altra, sempre in gabbia. Ed è stato in questi giorni che ho pensato maggiormente a mio padre, Augusto Del Vecchio, scomparso oltre 15 anni fa... Lo pensavo mentre, fuori dal circo, udivo padri dire: «Porto il mio bambino al circo perché almeno può vedere gli animali esotici» oppure «Ma sì, almeno faccio fare qualcosa ai bambini» o ancora «Il bambino vuole andare, cosa posso farci?». In quei momenti ho ripensato molto a mio padre, a me bimba di 5-6 anni bramosa di andare a vedere gli animali del circo giunto in quei lontani anni nella nostra città… A lui che mi prende vicino a sé e mi chiede: «Tu pensi che gli elefanti, le tigri, le scimmie, i leoni e tutti quegli animali siano nati per far ridere le persone facendo spettacolini sotto un tendone?». Io lo guardo, un po’ perplessa… ci penso un momento e dico: «No...». Lui mi sorride e mi dice: «Se andassimo al circo tu vedresti animali tristi, strappati dal loro ambiente naturale, animali che fanno cose contro la loro natura...». Io sono un po’ incerta, li voglio vedere gli elefanti e gli orsi, perché le mie amichette vanno ed io no? Ed è in quel momento che mio padre mi dice qualcosa che non ho mai dimenticato: «Se vorrai vedere gli orsi, gli elefanti, le tigri, i leoni, gli scimpanzé... quando sarai grande potrai viaggiare e vederli nel loro ambiente... E se non potrai farlo, li conoscerai con la fantasia... Noi adesso prendiamo il più bel libro di animali che troviamo, guardiamo tutte le foto e leggiamo bene le loro caratteristiche... Insieme, con il libro e con la nostra fantasia, noi li conosceremo... E saranno animali liberi e felici...». Animali liberi e felici... Eravamo nella metà degli anni ’70, con supporti didattici veramente limitati... Eppure ho intrapreso un viaggio meraviglioso con mio papà, nella Terra della Libertà e della Fantasia, ed ho scoperto tutti quegli animali che, andando al circo, non avrei mai conosciuto. In quarta elementare poi il mio maestro ci portò a vedere uno spettacolo circense... Tornata a casa, dissi a mio padre: «Ci facciamo un viaggio dove le tigri sono libere e le scimmie saltano da un ramo all’altro?». E con il nostro atlante degli animali partimmo per la savana e lì ritrovai gli animali che sognavo e non i tristi burattini imbellettati di uno spettacolo che non capivo né apprezzavo da piccola e che oggi comprendo sempre meno... Oggi, quando i dvd, le videocassette, le televisioni a pagamento, i computer... oltre che infiniti libri... ci consentono di viaggiare ovunque e di mostrare ai nostri bambini la Natura e gli Animali Liberi. Esistono ancora genitori che sanno trasmettere al loro figlio valori profondi, di rispetto a 360 gradi? Esistono ancora genitori che guardino il loro bambino negli occhi e gli dicano: «Vieni, ti faccio fare un viaggio nella Libertà e nella Fantasia!». Di sicuro esistono, ma non li ho incontrati fuori dai circhi... lì abbiamo visto molti padri e madri che, col bimbo seduto dietro, dicevano frasi del tipo: «Ma chi se ne frega degli animali!!» oppure «Non so cosa fargli fare a ’sto bambino!» o ancora «Ma non rompete i...» o addirittura: «Pensate a cose serie», come se il dolore e la prigionia fossero sciocchezze. Ecco perché ringrazio particolarmente mio padre, per avermi trasmesso certi valori, per avermi saputo dire no spiegandomene le ragioni, portandomi per mano lungo una strada che sto tuttora percorrendo e che vorrò percorrere finché avrò fiato: la strada del rispetto per ogni creatura senziente. La strada che mi porta a non guardare solo il mio orticello, ma ad agire per buttare la mia piccola goccia nel mare. Ed a vivere in empatia con le altre creature, anche quelle che non possono parlare, come gli animali in gabbia, abbruttiti da un carcere a vita... E pensare che non hanno fatto nulla di male per essere condannati all’ergastolo! NICOLETTA DEL VECCHIOBresciaMio padre una volta mi ha portato al circo. Non per farmi stare zitto «e nemmeno per poter dire a lei non rompete i...». Il mio papà non sapeva dire certe cose. Con lui ho scoperto la magìa e la malinconia di questo misterioso e antico spettacolo. Mio papà amava gli animali. Proprio come il suo. E anch’io lo ringrazio. Non divida il mondo in due, dentro e fuori le gabbie.