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BAMBINI E RAGAZZI DI STRADA

Post n°2 pubblicato il 31 Luglio 2012 da erikadt2
 

ABBANDONATO ALLA STAZIONE DEI TRENI DI BANGALORE
di Erika De Toffol

Dodici anni, una vita davanti, un bambino che in treno con i suoi genitori sta facendo un viaggio. Lui è lì, su un sedile in uno scompartimento di un vagone, in un treno. Sua madre e suo padre gli dicono che vanno a prendere un po’ di cibo e di aspettarlo. Il treno riparte…. e lui ha paura, non vede la sua mamma ed il suo papà: dove sono? Salta dal treno in movimento e scende sulla pensilina…. la pensilina della stazione di Bangalore. I suoi genitori hanno perso il treno, lui li cerca ma non li trova più. Dove sono?... Li aspetta Shekar… li aspetta lì, alla stazione, e lo fa ancora. Aveva aspettato i suoi genitori sulla piattaforma. Lo fa ancora. C’è voluto poco perché lo trovassero, c’è voluto poco perché il mondo gli crollasse definitivamente addosso. I genitori non lo volevano, lo avevano abbandonato. Io immagino la delusione e lo struggimento di Shekar e mi chiedo dove è il limite etico-morale della povertà. Perché abbandonare un figlio per la povertà? So che l’istinto materno, qui, io dietro ad un pc, io che ogni giorno posso dare da mangiare ai miei bambini può stonare con i mali del mondo, ma… riflettere fa male, tanto male. Shekhar è stato affidato alla Casa dei bambini statale…sino a quando non potrà cavarsela da solo. Non lo volevano allora e non lo vogliono ora. Il suo pensiero è di struggimento e pensa che la causa sia solo sua. Ora è classificato, brutto termine ma in uso, bambino di strada: è questo il destino per i rifiutati dalle loro famiglie. Tanti, troppi piccoli Shekhar hanno un destino così. Sono piccoli, giovani, lavorano per le strade, dormono sotto i ponti, trasandati ed in cerca di amore, quell’amore che è stato negato loro da chi amavano così tanto.; poi, ci sono i bmìimbi che invece di essere stati abbandonati, sono stati abustai ed allora scappano da soli, in cerca di un rifugio che spesso porta ad abusi maggiori e sfruttamento. Le bambine, che vengono discriminate in India, hanno spesso la peggio. Per le strade, la vita è peggio di qualsiasi sofferenza indotta dalla famiglia. Da madre, mi chiedo come potrei mai pensare a mio figlio sotto il sole cocente, esposto a pericoli, affamato e senza una fissa dimora, senza amore. Perché l’India non prende provvedimenti? Perché non esiste un periodo di messa alla prova per i genitori che hanno sbagliato ed intendono occuparsi di loro in modo consono? Ci vorrebbe un programma di welfare idoneo. Ecco cosa ci vorrebbe: meno corruzione e più cura dei propri figli. Non possiamo pensare da madri, che i nostri bambini siano a dormire là fuori, esposti ai pericoli, senza cibo, inalando colle per sballarsi, che tutto vada bene. Apriamo gli occhi, quelli del cuore. Siamo ipocriti se non accettiamo che esiste il problema. Io metterò a letto i miei bambini con la consapevolezza che ci sono bambini che non hanno letto… ma solo ponti sopra le teste e cartoni sotto la schiena. 

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