Alla fine

Ho letto


Cargo Georges Simenon - Einaudi EditoriCome in un incubo, sin dall'inizio Joseph perde il controllo della situazione e viene travolto da eventi il cui senso gli è oscuro: prima la fuga da Parigi insieme a Charlotte, la compagna che, "in nome dell'Idea", ha ucciso l'uomo che era stato il suo amante. E che rifiutava di darle il denaro per finanziare il loro giornaletto anarchico. Poi, l'imbarco a bordo di una nave di contrabbandieri, il precipitare in "un universo incoerente, buio e fradicio", l'arrivo in una miniera d'oro colombiana, tra ragni, cimici e ratti, fino a Tahiti, dove Joseph incontrerà il suo destino... Cupa, tesa e inquietante, l’atmosfera di questo noir di Georges Simenon rispecchia i sentimenti che si agitano negli abissi dell’anima dei protagonisti, caratteri ribelli e vittime delle brutture della vita, come spesso accade nei romanzi dello scrittore belga, che predilige personaggi ai margini della società, figure equivoche e caratterizzate da un forte travaglio interiore. Proprio come Joseph Mittel e Charlotte, due giovani che devono ben presto fare i conti con quanto di peggio l’esistenza possa riservare: la mancanza d’affetto, la violenza, l’angoscia della colpa, la fuga e l’incertezza del futuro. Affiliati a un’associazione anarchica, poco più che ventenni e già ricercati a causa dell’omicidio dell’amante di Charlotte, i ragazzi sono travolti dagli eventi che li spingono ad imbarcarsi sul mercantile del comandante Mopps per sfuggire la giustizia. Quest’ultimo farà di Charlotte la sua amante e li coinvolgerà in un traffico di armi destinate a un gruppo di rivoluzionari dell’Ecuador, trascinandoli in pericolose peregrinazioni attraverso l’America Latina. Giunti a Panama, dove sperano di trovare rifugio, Mittel e Charlotte scopriranno che contro la donna è stato spiccato un mandato di cattura internazionale: sono quindi costretti a proseguire il loro itinerario verso Sud e poi, verso mete sempre nuove, da un continente all’altro. Al destino, però, non si può sfuggire… La speranza di Mittel di compensare l’affetto perduto dei genitori e le frustrazioni dell’infanzia creandosi una famiglia tutta sua rischiano di affondare sotto i colpi impietosi degli eventi. Da parte sua, Charlotte lotterà strenuamente contro una sorte infelice che la vuole sottomessa a uomini prepotenti, sedotti per puro spirito di sopravvivenza. Capace di coniugare uno stile narrativo piacevole ed elegante a una trama ben congeniata, che alimenta la tensione e la curiosità dei lettori, Georges Simenon conferma la sua fama di gran narratore in un romanzo che solca gli oceani con la stessa passione e perizia con cui affronta le distese burrascose dell’animo umano. Scritto a Parigi nel 1935 e pubblicato nel 1936, questo è uno dei sei romanzi in cui Simenon mette a frutto le impressioni immagazzinate durante il lungo viaggio che, dal dicembre 1934 al maggio 1935, gli permise di visitare Panama, la Colombia, le Galápagos, il Perù, Tahiti, la Nuova Zelanda, l’India, il Mar Rosso.Come tanti ho letto i racconti di Simenon con protagonista il mitico Commissario Maigret. Questo è il primo suo romanzi che ho letto e finito l’altro ieri sera. Iniziato per ingannare l’attesa di chi stava lavorando non sono più riuscita a staccarmene. Bello! Davvero coinvolgente. Duro. La solitudine aleggia in ogni pagina, la fragilità di chi si è sempre sentito diverso e ricerca continuamente la felicità della “normalità”, la paura della pazzia, la fuga da una realtà quasi paradossale e quando tutto assume – finalmente – quel contorno di serenità ed ordine tanto desiderati… la fine. Me lo ha passato Fa dicendomi di averlo già letto da ragazzino, libro perso e ritrovato dopo tanti anni. E dandomelo mi ha raccontato alcuni aneddoti della sua adolescenza legati alla sua lettura: “…noi siamo poveri, leggo ciò che trovo in giro per casa, non posso comprare libri nuovi…”, aneddoti che poco o nulla hanno a che vedere con il libro stesso ma che molto hanno a che fare con lui. Mi ha colpita… e forse, visto che si tratta di navi, affondata! La sua sensibilità passa anche attraverso questi momenti visti con gli occhi di un ragazzo che il mare lo ha vissuto e respirato ed ancora oggi lo vive con una intensità quasi struggente. Non so se la mia lettura è stata condizionata dalle sue parole ma certamente queste hanno fatto presa sul mio modo di “sentire” le cose. Forse, sono solo facilmente suggestionabile o forse, questo elemento così inquieto e imperscrutabile è parte del mio dna… scherzando ripeto che io, figlia di contadini, devo avere tra i miei avi qualche marinaio… chissà…