Alla luce di Dio

Post N° 242


Dalla lettera agli Ebrei Fratelli, dobbiamo temere che, mentre ancora rimane in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche a noi, al pari di quelli, è stata annunziata una buona novella: purtroppo però a quelli la parola udita non giovò in nulla, non essendo rimasti uniti grazie alla fede con coloro che avevano ascoltato. Infatti possiamo entrare in quel riposo [solo] noi che abbiamo creduto, secondo ciò che egli ha detto: “Sicché ho giurato nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo!”. Questo, benché le opere di Dio fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in qualche luogo a proposito del settimo giorno: “E Dio si riposò nel settimo giorno da tutte le opere sue”. E ancora nel passo del Salmo: “Non entreranno nel mio riposo!”. Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza.Parola di DioCome vivere questa Parola?L’autore della lettera agli Ebrei richiama, in questo passo, un increscioso episodio dell’Antico testamento. Israele è accampato nel deserto presso la terra di Canaan che Dio aveva promesso di dar loro. Una spedizione di esploratori si inoltra in questo territorio e ne torna esaltandone la straordinaria fecondità. Alcuni, però, mettono in risalto le difficoltà di una possibile conquista.Il popolo è preso dal panico. A nulla valgono i richiami ai molteplici interventi divini in loro favore: la fede vacilla dinanzi alla stringatezza della logica umana, e ci si rintana nelle proprie meschine sicurezze, autocondannandosi a “non entrare nel riposo di Dio”, cioè in quella terra su cui si erano concentrate le attese di più generazioni.È lo scacco matto che il bisogno di ‘garantirsi le spalle’ può dare alla fede. Si può vivere per anni protesi verso un ideale di santità, ma senza giungere mai a cedersi totalmente: c’è sempre qualche riserva, qualche piccola sicurezza a cui aggrapparsi nel caso che… E qui non abbiamo il coraggio di terminare la frase. È il Signore, allora, che interviene e ci mette alle strette: si può entrare nel suo riposo, già qui e ora, solo a patto che si abbia il coraggio di ‘giocarsi’ per Lui, senza mezzi termini: o si crede e si abbraccia il rischio di una sequela autentica, o si rimane acquattati in una mediocrità deprimente ammantata di uno scialbo fideismo. Donami, Signore, una fede robusta, capace di sostenere il mio impegno cristiano anche quando le situazioni fanno presagire la lotta.La voce di un grande testimoneLa fede non è un approdo, ma un sicuro orientamento di grazia verso l’approdo. La traversata continua e faticosamente. Chi non ha la grazia di credere è tentato dall’incertezza e dal timore del niente. Chi ha la grazia di credere è travagliato dalla luce stessa che gli fu comunicata.Primo Mazzolari San Dana (Danatte) Martire Vissuto nel IX secolo, originario di Valona (Albania) , S.Dana approdò nel Capo di Leuca insieme con alcuni suoi connazionali. Prestò servizio, come diacono, nel Santuario di S. Maria di Leuca. in seguito a una incursione di Mori, nell'approssimarsi delle navi saracene, il giovane diacono prese con sé la pisside con l' Eucaristia e fuggì verso Montesardo, luogo sicuro e difeso. Ma lungo il percorso a 5 miglia da Leuca, in località "La Mora" fu raggiunto e ucciso in odio alla fede cristiana. Ebbe il tempo di consumare le Sacre Particole per non esporle alla profanazione. Sul Luogo del martirio sorge una stele marmorea, che dista circa 200 metri dal paesino che porta il suo nome. La festa si celebra il 16 gennaio.