Alla luce di Dio

mail di meditazione


Dal libro dell’Èsodo In quei giorni, il Signore disse a Mosè: “Va’, scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto”. Il Signore disse inoltre a Mosè: “Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione”. Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: “Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d’Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li hai fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricordati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre”. Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo.Parola di Dio 
Come vivere questa Parola?Ogni secolo conosce il suo "vitello d'oro" dinanzi a cui piegare il ginocchio, nella certezza di aver finalmente trovato ciò che può affrancare l'uomo da ogni forma di schiavitù, anzi dalla stessa soggezione a Dio.È la tentazione che, da Adamo in poi, attraversa tutti i tempi, rivelandosi, prima o poi, per quello che è: una tragica illusione. Ne siamo tutti convinti e siamo anche capaci di individuare gli idoli di cui è costellata la storia e di puntare il dito per denunciarli. Più difficile è scovare l'idolo che si annida dentro di noi. Eppure è proprio di questo che dobbiamo temere la presenza, tanto più insidiosa quanto più insospettata.Nelle confessioni si cavilla talvolta su questa o quella caduta, dovuta forse a un momento di fragilità e senza il pieno coinvolgimento della volontà, ci si ferma su quisquiglie e si... ingoia il cammello.La caduta è come la febbre: denuncia una situazione anomala. Ma non è la febbre da curare, bensì ciò che la provoca. Fermarsi alle manifestazioni esteriori del malessere spirituale che ci abita non risolve il problema. È alla radice che bisogna arrivare: agli attaccamenti disordinati a persone, cose, alle nostre stesse idee... agli idoli, insomma, che ci schiavizzano.Finché non si rimuovono questi, ci si illude di camminare. È necessario un atto di coraggio e di umiltà che ci fa battere il petto pienamente convinti di essere noi quelli che hanno sostituito Dio con il "vitello d'oro"
Quante volte, Signore, ti protesto la mia fedeltà, senza prendere atto che si tratta di parole a cui non sempre corrisponde la vita. Ho bisogno di luce per scovare gli idoli da cui non riesco a liberarmi e forza per infrangerli. 
La voce di una donna dei nostri giorniTutti ci accorgiamo che nel lavorare, nello scrivere, nel parlare, durante il riposo o in quant'altro facciamo, può infilarsi qualche attaccamento a noi stessi, a cose, a persone... E accettare ciò è un grosso guaio per la vita spirituale. Che importa che l'uccello sia legato ad un filo o a una corda? Per quanto sottile sia il filo, l'uccello resterà legato, finché non riuscirà a strapparlo per volare. Lo stesso vale per l'anima legata a qualche cosa.Chiara Lubich
Beata Maddalena Caterina Morano Destinata nel 1881 alla Sicilia, vi inizia una feconda opera educativa tra le fanciulle e le giovani dei ceti popolari. Volgendo costantemente "uno sguardo alla terra e dieci al Cielo", apre scuole, oratori, convitti, laboratori in ogni parte dell'isola. Nominata superiora provinciale assume anche l'impegno formativo per le nuove numerose vocazioni, attratte dal suo zelo e dal clima comunitario che si crea intorno a lei. Il suo molteplice apostolato è apprezzato e incoraggiato dai Vescovi, che affidano alla sua evangelica intraprendenza l'intera Opera dei catechismi.Minata da un'affezione tumorale, il 26 marzo 1908 suor Morano chiude a Catania una vita di piena coerenza, vissuta sempre nell'intento di "non ostacolare mai l'azione della Grazia con cedimenti all'egoismo personale".