Alla luce di Dio

buon week end


Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: “Questi è davvero il profeta!”. Altri dicevano: “Questi è il Cristo!”. Altri invece dicevano: “Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?”. E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: “Perché non lo avete condotto?”. Risposero le guardie: “Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!”. Ma i farisei replicarono loro: “Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!”. Disse allora Nicodemo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: “La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?”. Gli risposero: “Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea”. E tornarono ciascuno a casa sua.Parola del Signore 
Come vivere questa Parola?Gesù è segno di contraddizione. Al culmine della disputa con i farisei e i capi del Sinedrio, troviamo il divertente episodio di oggi dei soldati che quasi si convertono, dimenticando di arrestare l'ingombrante profeta di Nazareth. Il povero Nicodemo, che nel vangelo di Giovanni fa la parte del giusto di Israele che però non ha il coraggio di schierarsi a causa del suo ruolo sociale, viene pesantemente insultato dai membri del Sinedrio per la sua posizione troppo morbida verso Gesù. Sì, amici, se siete apertamente cristiani, se vi siete innamorati di lui, se avete visto in lui la verità e la speranza, se siete davvero credenti e quindi non fanatici, sicuramente vi sarà già successo di dovervi difendere, di sentire una fitta al cuore quando avete sentito descrivere la vostra esperienza come una specie di esaltazione nevrotica, vi sarà accaduto di vedere un sorrisino compassionevole sul volto del vostro collega quando ha saputo della vostra frequentazione alla Messa domenicale... Buon segno, amici, buon segno. Segno che davvero il Maestro ormai abita il vostro cuore, segno che davvero senza la sua presenza il vostro cuore vacilla. E se ciò significa qualche strattone, pazienza: pensiamo ai 25 milioni di cristiani uccisi nel suo nome, nell'appena trascorso, orribile, 20esimo secolo. Animo, amici, nessun servo è più grande del proprio padrone: se hanno perseguitato lui, perseguiteranno anche noi. Ma non abbiamo timore, egli ha vinto il mondo!  
La voce di una martireIl cammino della fede ci porta più lontano di quello della conoscenza filosofica: ci porta al Dio personale e vicino, a Colui che è tutto amore e misericordia, a una certezza che nessuna conoscenza naturale può dare.Edith Stein 
San Cono (Conone) di Naso Monaco brasiliano Cono, o Conone, Navacita nacque a Naso (Messina), nel 1139, figlio del conte normanno Anselmo, governatore della città. Ancora ragazzo abbandonò la casa, le ricchezze e si ritirò nel locale convento di San Basilio. Trasferito al Convento di Fragalà, nel comune di Frazzanò, ebbe come maestri spirituali san Silvestro da Troina e san Lorenzo da Frazzanò, che lo prepararono al sacerdozio. Conone, dopo l'ordinazione, continuò a manifestare segni di vocazione all'eremitaggio e, col permesso dei superiori, si ritirò in una grotta, che prese il nome di Rocca d'Almo. Ben presto la sua fama di santità superò i confini di Naso. Richiamato al monastero dai suoi superiori, fu eletto abate. In seguito, al ritorno a Naso da un pellegrinaggio in Terra Santa, elargì ai poveri la ricca eredità del padre e si ritirò nella grotta di San Michele. La città era afflitta da un morbo contagioso: i nasitani si rivolsero allora all'abate che li liberò dalla malattia: del miracolo vi è ricordo nello stesso stemma della città. Morì a 97 anni: era il 28 marzo 1236, Venerdì Santo. Canonizzato nel 1630, san Cono è patrono di Naso, i cui abitanti ancora oggi davanti alle reliquie pronunciano l'invocazione «Na vuci viva razzi i san Conu». (Avvenire)