Alla luce di Dio

oggi oltre alla meditazione voglio condividere qst canzone meravigliosa


Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”. Parola del Signore Come vivere questa Parola?«Rimanete fedeli alla mia parola» (Gv 8, 31), «rimanete in me» (Gv 15,4), «rimanete nel mio amore» (Gv 15,9), dice Gesù a più riprese rivolgendosi ai discepoli. Il "rimanere in Lui" è sinonimo di "dimorare in Lui", un'espressione che negli scritti giovannei ricorre per ben 67 volte, a testimonianza dell'assoluta necessità di porre stabilmente la nostra dimora presso di Lui, come fecero i due discepoli del Battista, all'indomani del battesimo di Gesù.Chiediamoci: come si fa a rimanere-dimorare in Lui? Portando il Vangelo con sé, ma non come un libro: come parole eterne che trovano in noi stabile dimora. Parole amate, ripensate, ruminate, custodite nel cuore con cura e con infinita dolcezza. In tal senso, rimanere nell'amore di Gesù è più che un sentimento: è un clima in cui vivere, un'aria da respirare. Ad una condizione ben precisa: "che ci amiamo gli uni gli altri", afferma l'evangelista Giovanni. Altrimenti la strada si chiude, non si porta frutto né rimane traccia del nostro passaggio.Una provocazione per noi, nel giorno in cui celebriamo la festa dell'apostolo Mattia: quanto più si fanno radicali ed esigenti le richieste del vangelo, quanto più urgono le domande e le sfide che l'uomo contemporaneo lancia a chi, come noi, vive di fede, tanto più la nostra esistenza deve essere ben radicata nel terreno giusto: il cuore di Dio, la Sua Parola che salva.Amore per la Parola e amore per i fratelli: ecco i tornanti della strada che ci porta dritti alla dimora del tuo cuore, Signore. Fa' che li percorriamo speditamente, perché la tua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena.La voce di un "fratello universale"Dio si dona interamente a chi si dà del tutto a Lui.Charles de FoucauldSan Mattia Apostolo Di Mattia si parla nel primo capitolo degli Atti degli apostoli, quando viene chiamato a ricomporre il numero di dodici, sostituendo Giuda Iscariota. Viene scelto con un sorteggio, attraverso il quale la preferenze divina cade su di lui e non sull'altro candidato - tra quelli che erano stati discepoli di Cristo sin dal Battesimo sul Giordano -, Giuseppe, detto Barsabba. Dopo Pentecoste, Mattia inizia a predicare, ma non si hanno più notizie su di lui. La tradizione ha tramandato l'immagine di un uomo anziano con in mano un'alabarda, simbolo del suo martirio. Ma non c'è evidenza storica di morte violenta. Così come non è certo che sia morto a Gerusalemme e che le reliquie siano state poi portate da sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, a Treviri, dove sono venerate. (Avvenire)