Alla luce di Dio

meditazione del giorno


Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».Parola del Signore Come vivere questa Parola?Queste e le precedenti espressioni contenute nel Vangelo di oggi possono sembrare, a tutta prima, molto dure: il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo(...), lascia che i morti seppelliscano i loro morti.Che cosa sostanzialmente ci vuol comunicare il Signore? Alla luce della vita stessa di Gesù e del suo annuncio complessivo, queste espressioni rivelano l'importanza imprescindibile di una radicalità nel seguire Gesù. E' proprio questa radicalità che libera il discepolo dall'attaccamento alle cose (non avere dove posare il capo), dalle emozioni disordinate (lasciare che i morti seppelliscano i oro morti), da ripiegamenti su se stessi e sul proprio passato e su desideri ansiosi ed egocentrati circa il futuro. Mettere mano all'aratro e non demordere, significa invece concentrarsi sull'assoluto dell'Amore di Dio e sulle conseguenti esigenze del Regno, anche se dentro un quotidiano apparentemente limitato e ripetitivo.La voce di una mistica contemporaneaLe parole del Vangelo sono consegne semplici ma esigenti. Esse mirano a distruggere in noi le radici della corruzione, radici delle quali non arriviamo a scorgere la profondità.Magdaleine Delbrel San Girolamo (o Gerolamo) Sacerdote e dottore della Chiesa 30 settembre Stridone (confine tra Dalmazia e Pannonia), ca. 347 - Betlemme, 420 Fece studi e enciclopedici ma, portato all'ascetismo, si ritirò nel deserto presso Antiochia, vivendo in penitenza. Divenuto sacerdote a patto di conservare la propria indipendenza come monaco, iniziò un'intensa attività letteraria. A Roma collaborò con papa Damaso, e, alla sua morte, tornò a Gerusalemme dove partecipò a numerose controversie per la fede, fondando poco lontano dalla Chiesa della Natività, il monastero in cui morì. Di carattere focoso, soprattutto nei suoi scritti, non fu un mistico e provocò consensi o polemiche, fustigando vizi e ipocrisie. Scrittore infaticabile, grande erudito e ottimo traduttore, a lui si deve la Volgata in latino della Bibbia, a cui aggiunse dei commenti, ancora oggi importanti come quelli sui libri dei Profeti. Patronato: Archeologi, Bibliotecari, Studiosi