Alla luce di Dio

meditazione del giorno, buona giornata Robi


Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».Parola del Signore Gesù è stupito della fede del Centurione, lo indica come modello per il nuovo Israele. Non serve più appartenere ad un popolo per incontrare Dio, non è più necessario nascere in un determinato contesto sociale per convertirsi. Dio, ecco l'immensa novità del Natale, si rende accessibile ad ogni uomo, si lascia incontrare da chi è disposto a forgiare le spade in vomeri e le lance in falci, da chi non usa la propria appartenenza etnica o geografica per giustificare la violenza. Così san Paolo porterà con coraggio questo messaggio alle nazioni, superando i ristretti confini della casa di Israele, pagando sulla propria pelle la fatica di operare questa scelta controcorrente. All'inizio del nostro percorso di avvento, la liturgia ci invita ad assumere un doppio atteggiamento: riconoscere l'opera di Dio in ogni uomo, in ogni esperienza autenticamente umana, ammirando l'universalità della proposta cristiana e raddoppiare lo sforzo per superare il conformismo e l'abitudine. Vaccinati al Natale, professionisti del sacro, abitudinari del cattolicesimo, corriamo il rischio di non stupirci più della venuta di Dio e, quel che è peggio, di non stupire più Dio, che si meraviglia davanti all'inattesa, fresca e trasparente fede del centurione pagano. San Francesco Antonio FasaniNacque da umile famiglia il 6 agosto 1681 a Lucera, antica città della Daunia nelle Puglie. Entrò da giovane tra i Minori conventuali del suo paese natale per poi completare il Noviziato a Monte Sant'Angelo sul Gargano dove emise la professione il 23 agosto 1696. Quindi, nel 1703 fu mandato nel convento di Assisi dove fu ordinato sacerdote l'11 settembre 1705. Passato a Roma, nel collegio di San Bonaventura, tornò ad Assisi fino al 1707 quando rientrò a Lucera. Eletto ministro provinciale fu protagonista di un'intensa attività apostolica percorrendo tutti paesi della Capitanata e località limitrofe. Sempre attento ai bisogni dei poveri e dei sofferenti, devotissimo alla Vergine, fu particolarmente vicino ai carcerati e ai condannati che accompagnava fino al luogo del supplizio. Morì il 29 novembre 1742. Ancora oggi la sua tomba, nella chiesa di San Francesco a Lucera è meta di frequenti pellegrinaggi. Proclamato beato il 15 aprile 1951 da Pio XII è stato canonizzato da Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986. (Avvenire)