Mirrors and thoughts

Post N° 339


C'è una differenza sostanziale tra vedere un film storico/epico e vedere un film fumettistico: l'uno racconta storie leggendarie di uomini tra-vestiti da eroi, l'altro leggende storiche di eroi dalle sembianze umane. L'immaginario filmico di 300 nasce dalle stripe di Miller, autore che già con Sin city era passato tra le maglie di una regia tanto giovane quanto innovativa ma, e qui il pregio maggiore, fedele alla storyboard. Stavolta qualcosa, ed è un dolce eufemismo, è cambiato: la regia non è di Rodriguez che si era divertito con l'amico Tarantino a dare sfoggio di tecnicismi audaci e sagaci, non vengono rappresentate sul grande schermo storie che tendono l'attenzione dello spettatore come un arco che non conosce sfilettature, non riconosciamo nei personaggi attori high budget (e high quality) nei quali il processo d'identificazione diventa naturale e congeniale al segno del successo. Adesso il regista è il giovanilistico e coraggioso Zack Snyder, che ha alle spalle il flop de L'alba dei morti viventi (il remake!), e basta guardare il numero eccessivo di "mostri" che Serse schiera in campo contro i nervi e i muscoli degli Spartani di Leonida per accorgersene. Stavolta la storia è un episodio della storia greca che, oltre le battaglie frastornanti che ricordano solo lontanamente quelle di Braveheart o con tanta lungimiranza quella del Signore degli anelli e in cui l'unica cosa che brilla sono le punte delle lance, e le scene "campestri" già viste nel Gladiatore, non emoziona, ma si fa guardare con semplice e disinteressata curiosità come una puntata di Piero Angela! Con attori che certo non danno prova di interpretazioni magistrali e sembrano poco credibili con le loro lezioni demagogiche su onore e libertà, abusate ambiguamente dal regista americano (?).