Mirrors and thoughts

Punto e a capo.


Quand'ero piccola e andavo ogni domenica mattina in chiesa, a maggio facevo sempre un fioretto e legavo intorno a un palloncino un bigliettino bianco su cui scrivevo il mio desiderio. Ci dicevano che unendo tutti i palloncini e lasciandoli volare in cielo, la Madonna li avrebbe presi e avrebbe esaudito i nostri desideri. Io ero ingenua, come lo sono ancora adesso. Scrivevo sempre che volevo essere promossa col voto più alto. Sapevo che mio padre avrebbe avuto gli occhi lucidi se gli avessi dato una notizia del genere. E il solo pensiero di vederlo felice m'inebriava al punto che m'impegnavo al massimo affinché riuscissi ad ottenere quei voti. Ci sono sempre riuscita. Non era merito dei fioretti o forse sì, chi può dirlo? Ora non vado più in chiesa la domenica, ma solo quando ne sento il bisogno. Continuo a sentire una voglia prepotente di vedere chi mi sta affianco felice. La felicità riflessa delle persone che amo non è paragonabile a nient'altro. Anche quest'anno avevo fatto un fioretto, ma evidentemente non è stato sufficiente. Mi sono autodelusa. E anche stavolta la mia disillusione preventiva mi è servita a guardare in faccia una sconfitta. Certo non è bastato a farmi sentire meglio, ma almeno c'ho sofferto un po' meno. Vorrei che un vento simile a quello di Chocolat venisse adesso a lavare via questo momento e a dimenticarlo prima possibile. Non mi pesa non l'aver vinto. Sapevo che era difficile. Difficile non preclude possibile, ma sfiora la certezza della negazione. Avrei voluto che il mio sogno fosse più vicino di quanto lo è oggi, di quanto lo era ieri. Avrei voluto una possibilità in più. Ora vorrei uno di quei ponti lunghi che esistono solo nei film. Quelli su cui puoi camminare e aspettare che un alito di vento scrolli dal cuore un po' di tristezza e riporti alla fine un sorriso e un sospiro. Ci vorrebbe un frost sul cuore.  Vonda Shepard - You belong to me