Mirrors and thoughts

Ombre fumé


Questi giorni ho ripreso a scrivere, a liberarmi di qualche visione e qualche flash rubato alla fantasia per convertirli nella forma delle mie parole. La mia scrittura sembra si sia arrugginita alla durata di un tempo che ho costretto al congelamento, sbagliando-mi. Ho provato a proteggerla dal mio io che intanto si chiudeva in quattro mura bianche e si lasciava andare con una noia nuova eppure già conosciuta. Mando via adesso questi pensieri che s'inimicano la mia espressività e s'impongono con la loro determinazione. Torno a riflettere e le mie ore mi dimostrano che sfuggo a una razionalità contestualizzata, io che tento sempre di ragionare, ma che non ci sono taglata per le egosofie più semplici. Mi piace la complicazione. Mi piace essere determinata da un determinismo indeterminato. Mi piace parlare con chi sa ascoltarmi e crede che io capisca. Non sempre succede, ma quando accade, ha un sapore così inquietante questa musica che immobilizza il cuore nei suoi ritmi astratti. Mi piace pensarmi così: come il burro morbido di quell'incubo recente. E volgermi nel vuoto che riempirò quando ne avrò voglia. E guardare la mia vita come da fuori la finestra. Me che scrivo. Me che fantastico e cerco le forme delle mie immaginazioni. Me che ricordo pezzi di film e aspetto di vederne altri. Me che mi sento fino in fondo alle mie pause contorte.Un tango di Kilar