Mirrors and thoughts

Let it be


Io non credo nelle coincidenze. Qualche tempo fa sì. Poi ho smesso. Mi sono impartita una disciplina, un addestramento necessario per sbeccare la mia caparbia ingenuità. In queste notti non dormo. Dormo poco e male. Al mattino non ricordo i sogni o gli incubi della notte, maledizione. Mi sveglio con la testa che mi ciondola pesante sul collo indolenzito. Non è un buon risveglio. Provo a mettermi di buonumore con la musica, ma questo è uno di quei periodi in cui mi alzo e già c'ho una musica in testa. Ogni giorno diversa. Ogni giorno pescata casualmente dal mio passato. E quella musica la canticchio mentre prendo il caffè, mentre accendo meccanicamente la tv e la sintonizzo su Mtv, mentre apro il mio piccì. Poi entro nella doccia e sparisce. E' come se la cabina della mia doccia avesse il potere di trasferire i miei pensieri a volte. L'acqua bollente sulla nuca e sulla spalle mi rilassa. Intanto la musica non c'è. Anche se ne ho messa su un secondo prima, magari una canzone diversa da quella che mi tamburella nella testa, per scacciarla via. Ma non c'è. Vengo risucchiata completamente dal rumore dell'acqua corrente. Vorrei non poter uscire più da quella doccia. Mi vesto frettolosamente. Ultimamente mi trascuro. Credo sia colpa della dieta. Tutte quelle privazioni non mi stanno facendo bene. Però sopperisco con le richieste. A. sa che ho bisogno di attenzioni e di coccole in questo momento. Fortuna che i suoi abbracci la sera mi fanno stare meglio. Solo che la sera a volte è così lontana... Esco. Vado dritta al mio obiettivo. Da piccola ero così indecisa. Mia madre me lo rimproverava ogni santo giorno. Voleva una bambina forte lei che sembrava una madre forte. Ma la verità l'ho scoperta dopo. Lei non è forte. Io lo sono. Nel senso che intendeva lei. Fingersi forti perché gli altri non si approfittino della fragilità. Credo volesse dire questo. Non lo so se sono d'accordo con questa sua strategia. La verità è che sono riflessiva, ma non mi riesce pianificarli i sentimenti. Già. Forse qua non si tratta di sentimenti. Allora? Beh, non lo so. E' una domanda che adesso non ha risposta. Perché in fondo è una domanda che adesso non trova spazio nei miei pensieri. Ho afferrato l'autobus. Un posto libero. Mi siedo. Guardo fuori. Mi piace. Mi piace guardare la gente camminare e correre avanti e indietro tra un posto e l'altro. Chissà se la gente si ferma mai a godersi un suo sospiro. Cedo il posto a una signora. Lei mi sorride incredula più volte. Ha ragione, non sono cose che capitano spesso. Scendo prima. Lo faccio sempre. Inconsciamente. Adoro passeggiare e chiedermi dove sono, cercare la strada e trovarla dopo esserm persa. Quello che volevo qui non c'è. E' strano, ma la mia rabbia cronica degli ultimi giorni non affiora in superficie. E la ruga che ho tra gli occhi, sul naso, la tocco: sembra non si sia arricciata. Sento per strada l'odore della cucina di casa mia. Mia nonna che cucina e dimentica qualcosa. Mi sento lì. Per un attimo chiudo gli occhi. E' come quando vedo qualcuno che mi ricorda chi è rimasto lì. Ma era una svista. Però in quell'istante ho avuto l'impressione di non essere qui. Ho sorriso, sicuramente. Perché per la durata di quel sorriso non ho sentito la distanza. Metro. Scale. Non c'è un'anima. Ora la sento quella ruga. Direzione sbagliata. Scale. Scale. Salgo. Un posto libero: giornata fortunata signori. Posso riaprire Crash. Questo libro mi ricorda Fight Club. Forse però potrebbe piacermi. Mi piacciono quelle descrizioni. E quelle incursioni tecnosessuali. Solo che mi sta chiedendo più tempo degli altri libri. Saprò aspettare questa volta? Di fronte a me una ragazza legge Coelho. Strana la vita. Belle le differenze. Sulla destra c'è un uomo. E' pelato, ma nelle tempie ha ancora qualche ciocca bianca. E' composto. Gli occhi azzurri come certi americani. Sembra triste eppure ha un sorriso debole. Ha le gote paffute. Mi ricorda un mio zio. Quelle gote ispirano bontà. Ma a volte non è come sembra. Arrossisce. Forse pensa a qualcuno. Ha una camicia blu aperta sui jeans. Sotto una t-shirt arancio con una stampa bianca: Yes Man! Chissà se avrà visto il film quel signore. Chissà se sarà uno yes man sul serio quel signore. Però io ero uscita pensando che a volte quando sorridiamo a qualcuno, anche agli estranei, ci torna indietro un sorriso. Prima o poi. E adesso rientro credendoci un poco in più.
The Beatles - Let it beversione Across the universe