ALTAFORTE

CULTURA VITALE, DEMOCRAZIA E ALTRO


«La vita deve essere colta ma la cultura deve essere vitale»: la frase di Ortega y Gasset è piaciuta a vari lettori. «In tutte le scuole si dovrebbe reintrodurre la filosofia... l’arte del porsi le domande», dice ad esempio il lettore Lorenzo, stimolato da quella frase. Ma aggiunge: «Poi magari è una mera illusione perche se insegnata da maestri ottusi in pochi avrebbe un barlume di effetto».Eh sì, è questo l’effetto: abbiamo scuole e specie università che uccidono ogni desiderio di cultura. Giovani schiacciati da tomi (basta vedere quelli di medicina) di cui non si sa quanto resterà nella memoria, assillati da corsi su autori o temi marginali e minori, del tutto superflui, dalla moltiplicazione di «scienze specializzate»che sono solo moltiplicazioni di cattedre, da torreggianti saperi intimidatori e scoraggianti. Tutto questo «sapere» indigeribile e inassimilabile è fra le cause della regressione alla barbarie. Trasmettere una cultura vitale dovrebbe cominciare con lo sfrondamento, la semplificazione, lo sforzo di fornire un senso unitario, che la mente umana, limitata, possa comprendere in sé. La missione dell’università, oggi, dovrebbe essere quella di strappare gli strati di cultura morta, le cortecce, le scorze e le concrezioni che si sono accumulate in un tronco antico di tremila anni, per giungere al midollo umido, dove ancora pulsa la linfa che porta le sostanze vitali.Dice bene Lorenzo: la filosofia come originaria «arte di porsi le domande» è esattamente quel che viene trascurato dalle facoltà di filosofia. Certe domande, poi, furono vive e urgenti per la generazione che le formulò, ma oggi sono morte. Per fare un esempio, la pretesa di Cartesio di creare una scienza perfetta e integrale di tutto l’universo «dedotta dalle cause prime», a priori.Un tentativo fatale, che per secoli ha impegnato il pensiero europeo nella costruzione di «sistemi» chiusi e totali. Kant «deduce» le categorie, Hegel fa «passare necessariamente» lo Spirito da un «momento» all’altro con la dialettica, Marx spiega la storia e la società con la dialettica delle forze materiali… E s’intende ad ogni passo che questi filosofi ci pongono l’intimazione: l’umanità scelga tra me,  oppure, la fine del pensiero. Tutto questo è, credo, defunto per questa generazione.La fine dei sistemi totalitari - filosofie che hanno figliato ideologie e regimi totali - ci ha lasciati con una fascina di scorze e cortecce, e senza orientamento nel mondo. Forse bisogna ricominciare da Socrate, là dove pulsava la linfa: e non per porre le stesse domande che poneva Socrate (urgenti ai suoi tempi), ma per porre quelle che ci assillano «oggi». Per infondere negli studenti quel primordiale entusiasmo della scoperta di una nuova idea, di un nuovo principio o applicazione. Ciò vale anche per l’arte. Quando costruì il campanile a Firenze, Giotto era subissato dalle osservazioni che i passanti, da sotto, gli facevano, dandogli consigli e criticando. Evidentemente, la gente sentiva il campanile come cosa propria. Com’è che oggi l’arte non interessa a nessuno? Che la gente - non pochi individui, ma la gente nel suo complesso - sopporta, nella propria città, il sorgere di mostri edilizi, sbilenchi e irridenti all’uomo, ordinati dal municipio?Già il fatto che il committente di «arte» oggi sia il Comune, o insomma la burocrazia (il mostro freddo) oppure il Capitale la dice lunga sull’esproprio che abbiamo lasciato fare ai nostri danni. Per secoli, la committtenza dell’arte fu religiosa. Il tempio, la cattedrale e la chiesa «attraevano» a sé le arti, pittura, scultura, arazzi, arte del vetro, oreficeria, musica d’organo, in una pulsione unitaria e coerente, ciò che si dice lo stile. Da molto tempo ormai il pittore di genio è senza committenti: il disperato Van Gogh provava a vendere i suoi quadri nelle osterie, ci pagava la pigione delle stamberghe. Più furbi, i suoi successori commerciali producono direttamente per le case d’asta. Hanno formato «avanguardie di massa» che vendono bene sul «mercato». Andy Warhol si vende per miliardi, ma tutti capiscono che con qualche macchina fototecnica ciascuno può farsi dei Warhol a decine.Continua qui EFFEDIEFFE