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Chi guadagna nello scontro Fatah-Hamas


In Palestina si sta vivendo una vera e propria guerra civile. I fatti sono piuttosto noti: lo scontro fra Fatah, partito nazionalista e laico, capeggiato dal capo di Stato, Abu Mazen (Mahmoud Abbas) e Hamas, partito islamista, capeggiato dal primo ministro Ismail Haniyeh (eletto con elezioni regolari qualche mese fa), sta spaccando il Paese e sta spostando l'attenzione dalle tensioni contro Israele ad una guerra fratricida.Quello che è interessante osservare però è chi da questo scontro ci guadagna:ISRAELE - Oltre ad essere diminuiti gli attacchi suicidi sul suo territorio, lo stato israeliano vede avvalorata la sua tesi che con i palestinesi ed in particolare con Hamas non si può trattare.USA e EUROPA - Stanno ottenendo la defenestrazione, o quanto meno la delegittimazione del governo palestinese di Hamas. Questo obiettivo è stato da sempre perseguito (vedi blocco dei finanziamenti all'Anp in concomitanza con le ultime elezioni dal risultato "sgradito").IRAN - Lo Stato Sciita, che sembra ormai aver superato la sua condizione confessionale, è fra i maggiori beneficiari dell'ulteriore accendersi della regione, sulla quale ormai vanta una sconfinata influenza.LIBANO - Hassan Nasrallah, leader dell'Hezbollah, uscirà sicuramente rafforzato dallo scontro interno alla Palestina. La tensione che attraversa tutto il Medioriente non fa altro che radicalizzare anche il rapporto già fortemente compromesso fra la componente sciita (Hezbollah) e quella sunnita e maronita (vicina al leader Fouad Siniora).PALESTINA - Probabilmente nell'area è l'unico vero protagonista che non guadagna niente, anzi oltre ad avere una guerra civile sul proprio terreno e un vicino di casa quasi mai pacifico, la Palestina vede tremendamente messa a rischio la propria identità.Dopo decine di anni di campi profughi, dopo migliaia di morti, dopo Jenin, si rischia che l'idea di uno Stato palestinese sia veramente a rischio. C'è il pericolo che lo scontento, la paura, la tensione e lo sgomento trasformino la popolazione palestinese in due gruppi diversi, che si appoggeranno ai loro grandi protettori. La parte filoFatah a quegli Stati come l'Egitto che hanno fatto del nazionalismo e del laicità le loro bandiere, ma che comunque non peccano certo per troppa libertà e democraticità. La parte filoHamas a Stati come l'Iran e il nuovo Iraq.Se quest'ultima condizione si verificasse il processo di pace in Medioriente diventerebbe davvero una chimera.Il Direttore