Il 13 settembre 1993, Arafat e Rabin si stringevano la mano, davanti ad un sorridente Clinton. La pace sembrava ormai ad un passo. Quattordici anni dopo, Abu Mazen e Olmert si incontrano di nuovo davanti a un tavolo per cercare di venire a capo a una situzione sempre più complessa. Annapolis è stata la città designata ad ospitare l'incontro che ha il sapore di ultimo appello per i due litiganti. Il meeting però non è soltanto il tentativo ultimo di ricucire strappi storici e ammansire antichi odi. Rappresenta anche un momento intenso di comunicazione per tutti coloro che vi partecipano e anche per coloro che, volenti o nolenti, non sono stati invitati.Bush, Olmert e Abu MazenPer l'amministrazione Bush, vicina alla fine del mandato, la conferenza di pace potrebbe servire a ripulire, almeno in parte, l'immagine negativa che il mondo può avere di lei. Dopo essersi compromesso con due guerre, questo tentativo appare per il Presidente statunitense l'ultima possibilità di togliersi di dosso l'etichetta di guerrafondaio.Le “dolorose concessioni” di cui parla Olmert probabilmente non avverranno ad Annapolis, ma chi si gioca davvero una grossa fetta di credibilità politica sono proprio i due rappresentanti di Israele e Palestina. Entrambi hanno bisogno di risultati da poter sventolare al rientro a casa, ma entrambi hanno ad attenderli un'opposizione che non farà sconti per le “dolorose concessioni”. Abu Mazen e Olmert hanno in sostanza le mani piuttosto legate.
Annapolis: chi vince e chi perde
Il 13 settembre 1993, Arafat e Rabin si stringevano la mano, davanti ad un sorridente Clinton. La pace sembrava ormai ad un passo. Quattordici anni dopo, Abu Mazen e Olmert si incontrano di nuovo davanti a un tavolo per cercare di venire a capo a una situzione sempre più complessa. Annapolis è stata la città designata ad ospitare l'incontro che ha il sapore di ultimo appello per i due litiganti. Il meeting però non è soltanto il tentativo ultimo di ricucire strappi storici e ammansire antichi odi. Rappresenta anche un momento intenso di comunicazione per tutti coloro che vi partecipano e anche per coloro che, volenti o nolenti, non sono stati invitati.Bush, Olmert e Abu MazenPer l'amministrazione Bush, vicina alla fine del mandato, la conferenza di pace potrebbe servire a ripulire, almeno in parte, l'immagine negativa che il mondo può avere di lei. Dopo essersi compromesso con due guerre, questo tentativo appare per il Presidente statunitense l'ultima possibilità di togliersi di dosso l'etichetta di guerrafondaio.Le “dolorose concessioni” di cui parla Olmert probabilmente non avverranno ad Annapolis, ma chi si gioca davvero una grossa fetta di credibilità politica sono proprio i due rappresentanti di Israele e Palestina. Entrambi hanno bisogno di risultati da poter sventolare al rientro a casa, ma entrambi hanno ad attenderli un'opposizione che non farà sconti per le “dolorose concessioni”. Abu Mazen e Olmert hanno in sostanza le mani piuttosto legate.