
Oggi vorrei raccontare una storia di fantasmi..
Una storia inventata, ovviamente, tratta da un mio scritto inedito, cioè un romanzo che non ho mai pubblicato.
Il romanzo inedito s'intitola "Nei sottofondi di Parigi" e questo è un estratto della seconda parte.
" Quella stessa notte Justine fece uno strano sogno. Sognò l'albergo dei "Tre magici soli" e il famoso corridoio del 3° piano, in cui erano collocati i leoni di pietra, gli spiriti dei morti, delle vittime del malvagio Andrè, che la chiamavano emettendo dei lunghi, lamentosi sospiri:
- Justine, Justine, siamo prigionieri, vieni a liberarci!!-
- Che cosa posso fare? -chiese la ragazza, sentendosi riempire, dopo tanto tempo di pietà e sollecitudine.
- Ti si chiede un atto di coraggio - le disse uno dei fantasmi imprigionati nell'albergo tenebroso - Devi entrare dentro l'albergo e rompere la testa dei leoni di pietra, così che noi possiamo andare nell'aldilà...se non lo farai rimarremo sempre prigionieri di questo posto.-
- Ma come faccio? - chiese la ragazza sgomenta - La Gendarmerie ha messo le corde intorno all'edificio e vi sono i sigilli.-
- E tu rompili i sigilli!! In fondo che male puoi fare? La Gendarmerie ha già requisito tutte le prove in questo posto...Non sei una poliziotta, tu? -
- Si, una volta lo ero, però..- Justine pareva indecisa.
- Non ti succederà niente, abbi fiducia, noi ti proteggeremo. - incalzò il fantasma - Non c'è nessuno, la dentro: solo noi e gli spiriti guardaini dei leoni. Loro non ci consentono di volare, di andarcene nell'aldilà. Ma tu hai il talismano e potresti passare indisturbata."
- E sta bene. - acconsentì Justine. Si destò con il preciso intento di liberare tutti gli spiriti delle vittime di Andrè. Si alzò e si vestì velocemente, salì sull'auto e dopo aver portato con sè gli strumenti necessari dentro uno zaino, si recò davanti all'albergo di "I tre magici soli". Al collo portava il suo magico, inquietante talismano, il piccolo teschio d'osso che le aveva donato il suo amico nativo americano...in fondo le aveva salvato la vita quando si era trovata in pericolo nelle mani del feroce Andrè. Erano i primi di Novembre, un Novembre gelido e nebbioso, nel silenzio della notte si udirono i rintocchi dell'orologio in piazza: le due di notte. Justine rabbrividì e si tirò sù il cappuccio del cappotto di pile che indossava, faceva molto freddo. Si fece coraggio sfidando il freddo e il buio ostile della notte: illuminò con la torcia e sorpassò i cordoni che circondavano l'edificio, entrò con esistazione sulla soglia e ruppe i sigilli con delle taglienti cesoie, poi si introdusse nell'edificio, immerso in un silenzio profondo.
Justine si fece coraggio, facendo le scale e illuminando intorno a sè con la torcia, giunse al terzo piano in sottofondo si udivano i sospirosi lamenti dei morti, imprigionati in quella specie di cimitero sacrale. Justine deglutì, tentando di non impressionarsi, se come le era stato comunicato non aveva nulla da temere, doveva giungere in fondo alla sua missione. Tolse la pesante mazza dallo zaino e la scagliò con tutta la forza sulle teste dei due leoni di pietra, facendole volare in aria. Le teste si spezzarono e così anche l'incantesimo degli spiriti guardiani; si udirono due potenti ruggiti e quando le teste ruzzolarono, Justine fu scagliata in fondo al corridoio, come se fosse stata un fuscello di legno. La ragazza svenne per il colpo ricevuto, mentre gli spiriti guardiani fuggirono da uno spiraglio di una finestra dell'albergo, perdendosi nel buio della notte. Justine si destò alle sei del mattino, si stava facendo giorno, albeggiava: qualcuno la stava chiamando e la tirava per una manica."
Fine 1 Parte del racconto.
A breve la seconda parte, se vi piace.
Saluti cordiali.
Viv.