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Ciutat Vella


 La prima volta fu nel 1974. In quell'epoca, la Spagna era ancora dominata da Franco e dai suoi accoliti, le strade a sud di Valencia erano dissestate e piene di buche ed era rischioso parlare di politica con persone sconosciute. L'autostop era praticato da pochissimi e, sul tratto che collega Barcellona ad Alicante, mi occorsero due giorni per completare una distanza poco superiore ai 500 chilometri. La capitale catalana mi parve bella, ma polverosa e remota. Sembrava un avamposto di un regno periferico, quasi una "fortezza Bastiani" adagiata sulle rive del mediterraneo.Vi tornai nel '78 e la città era tapezzata a festa. Nei paesi vicini e in tutto il territorio di Euskadi si celebrava la caduta del regime con balli e canti collettivi che si protraevano fino al mattino, in un'effervescenza frenetica che mescolava il desiderio di recuperare il tempo perduto, bar pieni di clienti festanti, bicchieri di calimocho (una terribile mistura di vino rosso e coca cola), ritmi andalusi, celtici e tropicali e il toro che faceva la sua comparsa nella piazza stracolma alle otto del mattino.Nell'89, il paese era lanciato come un siluro verso la modernità. Sulle orme di Hemingway, lasciammo una Parigi percorsa da folle oceaniche (si festeggiava il bicentenario della rivoluzione) e approdammo a San Sebastian e a un piccolo villaggio nel cuore dei paesi Baschi, Motrico, proprio nel giorno della festa patronale  che trasformò per diversi giorni un paese   di 5.000 abitanti in un palcoscenico di tensioni desideranti e comunione collettiva.Nell 1992, Barcellona era diventata una delle metropoli più eleganti d'Europa, le Olimpiadi avevano lasciato un quartiere nuovo di zecca, la teleferica (rinnovata) verso Montjuic, dalla cui sommità si coglie gran parte della città e una vasta porzione di mre  e una miriade di locali che assediavano le Ramblas. Mi piaceva perdermi nelle piazzette del Barrio Gotico, entrare nelle chiese ricche di ornamenti, pramenti, immagini sacre in pose enfatiche o ieratiche, camminare senza meta tra Diagonal, Placa de Catalunya e il Port Vell, il porto vecchio dedicato a Colombo.Dopo più di 20 anni torniamo nella capitale catalana. Senza aspettative eccessive, consapevoli che la globalizzazione ha amalgamato anche paesi molto diversi tra di loro, ma con la speranza di ritrovare scorci, angoli, prospettive, qualche frammento di bellezza disseminato tra gli edifici liberty di Gaudì, i monumenti gotici del centro, le architetture composite del barrio chino.Un saluto affettuoso a tutti/e voi, a presto.W