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Kobane, Siria


 
                                   (donne curde dell'YPG in armi)A Kobane, una cittadina marginale nel nord della Siria, al confine con la Turchia, si stanno decidendo le sorti di una guerra che vede contrapposti migliaia di combattenti jihadisti dell'Isis, pesantemente armati, alle milizie curde (forse duemila uomini) che resistono da  quasi due mesi  ai colpi di mortaio, alle autobombe, ai proiettili di grosso calibro sparati da carri armati.L'eroismo dei difensori di Kobane ha avuto un alto prezzo: più di 350 miliziani curdi sono stati ammazzati, decapitati, crocifissi. Ma anche l'Isis ha sofferto pesanti perdite, si calcola più di 600 uomini.L'arrivo dei Peshmerga iracheni e, in misura minore, i bombardamenti aerei della coalizione occidentale, ha segnato un punto di svolta. Le milizie curde stanno, un po' per volta, riprendendo possesso dei quartieri della città che erano stati conquistati dall'Isis, che mira a controllare tutta la fascia nord della Siria e a saldarla al nord e all'ovest dell'Irak per costituire l'embrione di un califfato che dovrebbe spaziare dal Senegal al Pakistan.La Turchia gioca un ruolo ambiguo, di sostanziale collusione con i tagliagole dell'Isis. Sembrano più preoccupati di arginare le rivendicazioni dei curdi che di combattere un'organizzazione fanatica che unisce grandi disponibilità economiche a un'ideologia di terrore e sterminio.All'interno di questo scenario si consumano vecchie rivalità e antichi conflitti tra Iran e Arabia Saudita, tra Siria e Turchia, tra sunniti e sciiti.I curdi appaiono come l'unica opzione democratica e "laica" dentro un coarcervo di lotte tribali, religiose, jihadisti fanatici e monarchie assolute di stampo oscurantistista e teocratico.A loro, per quel che vale, la mia solidarietà.                           (i peshmerga iracheni entrano a Kobane)
                                        (bombardamenti su Kobane)