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ROSSO


Rosso come un incendio. Un incendio che arde violento ed inesauribile, rifratto da bagliori. Una casa, una strada, un isolato. Isolato come il silenzio che grava su ogni luogo, appena rotto dallo sfrigolio della materia che brucia. Bruciano i corpi calcinati, rattrappiti in un gesto di inutile difesa. Brucia la città intera, avvolta da vapori acri e lievi come un nube lontana, diffusa sul semicerchio dell’orizzonte perso in una caligine bruna, ricordo di un tempo che si è cancellato per sempre. Rosso come una fragola. Raccolta da mani esperte lungo il sentiero che conduceva gli amanti dal desiderio alla sazietà. Fragole di bosco avvolte da tenere foglie di un altro colore, odori vegetali che filtrano e si rincorrono in una campagna più forte della memoria. Rosso come la scia di sangue lasciata da un corpo zoppicante – la mano sinistra poggiata inutilmente sul costato a comprimere una ferita da lancia, la destra obbligata a sostenere un incrocio di pali a forma di croce-, che s’avvia, impaurito e dolorante, verso la sua ultima ascesa. Un calvario. Rosso come il turgore di un cazzo eretto, percorso da vene in rilievo, che attende ansioso di farsi strada, di penetrare. Rosso come la giostra dei giochi. Che vorticava piano, trascinando le nostre grida verso traiettorie solo intuite. Percezioni di movimento interno, alternate da cocchi, auto spaziali e cavalli a dondolo. Dipinti di rosso e arancione, ondeggianti al ritmo di gambe e schiene eccitate. Rosso come il sole su un’estensione ondulata di colline, ripetute in forme diverse, sospinti dai calci di fucile. Rosso, come il terrore che s’insinua in viandanti dispersi su un territorio diventato ostile, fiumi di persone che cercano di mettersi in salvo, donne separate dai figli, uomini massacrati a colpi di accetta, ragazze stuprate da onesti padri di famiglia. Rosso come la vergogna dell’esilio, dell’allontanamento coatto dalla casa paterna, dal cortile amico, dalla campagna dolce e mossa della terra del Kosovo. Rosso come l’ultimo colore visto prima di morire, mandato in pezzi da una mina interrata da mani indifferenti vicino ad un valico di confine nel cuore dell’Europa. Writer http://www.writer-racconti.org/