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Un nuovo inizio


Cosa rimane? Cosa? Al di là dei ricordi, dei viaggi,  delle promesse scambiate, delle fotografie, delle poesie, dei testi letti in camere di albergo, dei paesaggi visti insieme, delle telefonate lunghissime in cui disfacevamo e rifacevamo il nostro amore, delle emozioni forti che acceleravano il respiro e facevano piangere di gioia, di rabbia, di sollievo, di timore?A volte sembra che non sia rimasto niente, che tutto si sia disperso in una successione di giorni che allontanano  e rendono inerti i ricordi;  a volte  la sua presenza torna prepotente, irrompe come una slavina e rende acuto il desiderio . ***  Adesso dovrei raccontare la nostra storia.Non ne ho voglia.Preferisco andare a bere un caffè.   ***   Nel corridoio incontro Paola. Abbozza un sorriso tirato. E’ stanca, è stata male. Ha avuto un incidente di macchina e, di tanto in tanto, è tormentata da violente emicranie. Le chiedo come sta e mi risponde “non c’è male”, mentre s’ appresta ad entrare nella stanza medica  insieme ad un giovanotto mal vestito, dai capelli lunghi e con un orecchino sul lobo dell’orecchio sinistro.Rispondo “anch’io sto discretamente”.M’angoscia averle risposto con sincerità. ***  Ogni tanto controllo il telefonino, alla ricerca di un messaggio di testo. E’ muto da almeno dieci giorni. Ne sono insieme sollevato e deluso. Sono contento che non mi chiami, che non rinnovi la comunicazione ed il dolore.Ma vorrei, in qualche modo, che lo facesse. Vorrei leggere le sue parole sul display o sentire la sua voce.Mi sento come chi ha smesso di fumare da poco e mescola la gioia di avercela fatta con il desiderio di infrangere la consegna, di ritrovarsi con una sigaretta accesa tra le mani, con un senso di colpa che aumenta insieme al gusto della trasgressione. ***  Ho finito una giornata di lavoro insensata e lenta.Mi avvio verso l’autobus, la linea “22”.Salgo  e trovo un posto a sedere. La città è buia, i profili delle case sfumano nella nebbia che assorbe le forme ed i colori come un buco nero.Mentre scendo, mi viene in mente la sua espressione quando facevamo l’amore. La sua bocca lievemente aperta, le parole balbettate, le promesse di amore eterno.Sorrido nel calpestare l’asfalto del marciapiede. *** Non ho voglia di accendere il computer. Temo di incontrarla in rete.Mi  viene da ridere al pensare che la mia vita sta diventato simile ad un campo minato. Che devo fare acrobazie per evitare di incrociarla. Basterebbe comporre un numero di dieci cifre e  riuscirei a stabilire un contatto.Ma ho paura di sentirla.Temo la sua gioia ed il suo dolore. Temo qualunque cosa  possa dirmi, anche la più neutra. Ho paura dell’uso dei pronomi, “l’io” ed il “noi”.Non la sentirò, infatti e sarà un giorno in più di distanza, un’unità di tempo che comporrà il treno della nostra separazione. ***Ieri abbiamo compiuto un anno.  Lo avremmo compiuto se non ci fossimo lasciati da un paio di settimane.Ho passato la serata con Igor e con Giada.Giada mi piace ed ho cercato di rendermi interessante ai suoi occhi.  E lei mi ha chiesto, ad un tratto, “sei felice?”. “Forse”, ho risposto. Chissà perché, si è messa a ridere e mi ha abbracciato. Sono tornato a casa a passi svelti.   ***Oggi mi sono svegliato sereno. Alle sette e trenta del mattino.Mi sono lavato, vestito, ho bevuto un caffè e ho acceso una sigaretta che ho aspirato con piacere e senza ansia. Per la prima volta ho pensato a lei  Ho provato l’ impulso di cercarla, ma ho preferito tenere dentro di me questa sensazione insieme dolce ed aspra. Non volevo che svanisse, volevo che mi accompagnasse durante la giornata.con gratitudine, come a una collezione di momenti felici.  ***Adesso dovrei mettermi proprio a raccontare la nostra storia.Ma non ne ho voglia.Preferisco pensare al mio presente.Writer http://www.writer-racconti.org/