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La svastica sul sole


1962. La California e tutto l’occidente degli Sati Uniti sono sotto il  controllo giapponese. Gli Stati della costa atlantica sotto il dominio nazista. Solo gli stati del midwest (“Stati delle montagne rocciose”) godono di una fragilissima autonomia. Dopo la capitolazione, avvenuta nel 1947, Gli Usa  sono diventati terreno di conquista e spartiti tra zone di influenza, come è successo nella realtà alla Germania. Martin Borman, succeduto a Hitler,  è il cancelliere del Reich, nonché padrone del mondo. I nazisti hanno prosciugato, mediante tecnologie atomiche, il Mediterraneo e l’hanno trasformato in una gigantesca estensione di terreno coltivabile. La popolazione africana è stata sterminata, gli ebrei superstiti vengono mandati nei campi di concentramento attrezzati in Europa e in America, i cittadini russi e ucraini in gran parte sterilizzati e utilizzati come schiavi per rifornire l’economia corporativa del Reich. I nazisti hanno dato impulso all’industria spaziale e si preparano a inviare razzi su Marte, viaggiano su aerei superveloci che collegano in un’ora Berlino con New York e hanno sviluppato la produzione di armi nucleari, con le quali si preparano ad attaccare in segreto il Giappone. Giappone e Germania,  formalmente alleati e vincitori della seconda guerra mondiale,  si apprestano a una resa dei conti catastrofica che rischia di  distruggere il pianeta e di consegnarlo a un duraturo inverno nucleare.Questa è il terrificante scenario che Philip K. Dick disegna nel suo romanzo “La svastica sul sole”, pubblicato nel 1962 con il titolo originale di The Man in the High Castle e pubblicato in Italia da Fanucci.Non si tratta tuttavia di un romanzo di fantapolitica, come si potrebbe pensare. L’ucronia di Dick viene presentata attraverso la quotidianità di alcuni personaggi che vivono a San Francisco o nelle città del midwest: l’antiquario collaborazionista che fornisce ai giapponesi oggetti della tradizione Americana (con un efficace e dissacrante rovesciamento rispetto alla realtà in atto);  l’artigiano ebreo che mimetizza la sua identità mediante interventi di plastica facciale e che fabbrica falsi oggetti “antichi” per i collezionisti dominanti; la maestra di judo sulle tracce dell’autore di un best seller che circola  clandestinamente, in cui si sostiene che la seconda guerra mondiale è stata vinta dagli alleati;  un membro in incognito del controspionaggio nazista  alla ricerca di un alto ufficiale dell’esercito giapponese…Le atmosfere sono claustrofobiche e apocalittiche, quasi a riflettere la realtà totalitaria in cui i personaggi sono immersi; la narrazione è  piana nel suo registro, ma interseca le vicende  mediante una struttura “a incastro”; la ricostruzione di storie personali si salda a quella di eventi macropolitici. Il romanzo è pervaso da  sfumature composite e, a volte, dissonanti. La rassegnazione, il terrore, il desiderio di rivolta, l’umorismo macabro, la volontà di potenza di  un fascismo mondiale, persino la speranza si amalmagano in modo magistrale. Un capolavoro, a mio giudizio, della narrativa del novecento. Writerhttp://www.writer-racconti.org/