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BUIO


A tastoni. Mi muovo come un cieco in un budello scuro, privo di ogni riferimento conosciuto. Le mani incespicano su superfici che non conosco, su materie ignote, sfiorano oggetti e barriere che rendono i miei movimenti penosi e incerti.. Manca la profondità, la distanza, mi pare di trovarmi in questo luogo da sempre,  ho scordato il momento in cui sono stato introdotto in un antro da cui hanno rimosso ogni sorgente  di  luce, quel chiarore che anelo e che non riesco neanche a immaginare. Anche i pensieri paiono offuscati, quasi una traccia labile di un “prima” fatto di immagini ordinarie, di facce e cose logore, erose, ormai prive di consistenza ed estensione, un prima che si allontana mentre m’inoltro agitando disordinatamente mani e piedi  su un pavimento accidentato e  coperto  di qualcosa che assomiglia a erba bagnata.***Ho come una benda sugli occhi  che non riesco a strappare dal volto, sembra incollata al viso. Tendo una mano verso la mia sinistra e tasto una parete  che appare carnosa e tenera. L’aria è pesante, respiro ansando, ma l’ ansimare è rassicurante perché m’impedisce di sentire il battito del cuore. Ho timore di trovarmi davanti ad un muro che segnerebbe insieme la fine del mio percorso e l’obbligo di tornare indietro  o di accoccolarmi per terra e di aspettare che la mancanza di energie, la sete e la fame mi consegnino a un’oscurità più duratura e densa. Mi colpisce un debolissimo suono, così distante che ne colgo solo un’eco immaginaria, come uno sciabordio di acque lontane. *** Adesso le pareti diventano anguste, si contraggono al ritmo di una respirazione immaginaria e il caldo cresce. Il terreno su cui mi trovo è molle, fangoso, irrorato da acque morte simili ad acquitrini. Una vibrazione potente scuote l’ambiente in cui mi trovo, un movimento simile ad un sisma   mi fa barcollare e mi costringe a puntare i piedi per recuperare un precario equilibrio. Sento un fragore che irrompe come un’ondata di piena, il rumore sordo di una valanga di pietre trascinate da una corrente violenta verso valle. Mi copro il viso con le mani e, per la prima volta, apro gli occhi tra le dita dischiuse.***Una luce accecante mi stordisce. Non riesco a mettere a fuoco gli oggetti. Mi sento avvolto da una materia calda e vischiosa che m’imprigiona e rallenta i movimenti. Percepisco alcune sagome che mi toccano, mi sollevano, mi portano verso  luoghi sconosciuti, asettici e freddi. Un pianto disperato satura  l’ambiente, grida acute che si susseguono senza interruzione. Un gigante mi rovescia all’ingiù, mi colpisce con una mano enorme e dice con soddisfazione “è nato”.  Writerhttp://www.writer-racconti.org/