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Un grande sabato


Mi alzo alle 12 e 30 del sabato con la sensazione precisa che succederà qualcosa di buono. Mi sento pieno di un’energia che stento a incanalare e che si trasmette alle gambe, mi fa venire voglia di correre e di  chiacchierare con sconosciuti incontrati per strada. Metto su un po’ di musica,  guardo con  riconoscenza il caffé che si spande nella caffettiera. Mi sbarbo, mi guardo allo specchio, mi vesto in modo informale.Suona il campanello. E’ il tecnico che deve aggiustare il boiler  difettoso che perde acqua e sgocciola sul pavimento del bagno. Lo faccio lavorare tranquillo, detesto intromettermi in cose che non capisco e ascoltare spiegazioni su valvole e guarnizioni.Esco per fare due passi, gli dico “se ha finito, mi cerchi sul cellulare, non tardo”. Attraverso il corso e mi ritrovo nel parco a camminare su un tappeto di foglie gialle e marroni. E quasi vuoto, qualcuno che corre, mamme e papà con i loro bambini. E’ una bella giornata, il sole (accidenti, quanto è basso il sole  d’inverno)  mi sbatte  in faccia e dà agli oggetti un riverbero strano, come se fossero abbacinati dal mio sguardo.  Attraverso un prato umido delle piogge dei giorni passati,  mi siedo su una panchina. Mi accendo una sigaretta e lo zampillio  della fontana mi appare come il presagio di una giornata piena  di promesse. Si siede vicino a me una ragazza di forse trent’anni. Rimango sorpreso, ci sono tre  panchine libere a due passi. Mi guarda di sottecchi,  mentre fumo e fisso un punto  indefinito che la mette ai margini dal mio campo visivo.“Sei carino, sai?”, mi dice. “Prego?”, rispondo per prendere tempo,  pensando “chi è questa pazza?”. “Te l’ha detto nessuno che  sei un bell’uomo?”.  La guardo meglio, è una gran donna dai capelli rossi, un bel viso ovale ed armonico ed un paio di tette che sembrano forzare  la blusa blu attillata  che indossa.“Mah, sono tutto tranne che bello,  grazie comunque”.  Si avvicina e quasi mi sfiora con le sue gambe sussurrando  “sempre così timido?”, mentre sono indeciso se chiamare il “118” o chiederle se è una testimone di Jehova in versione modella.  “Non sempre, ma le circostanze sono insolite, me ne darà atto”. Si siede con slancio sulle mie gambe, mi  sorride con allegria e  mi dà un bacio sulle labbra, tenendomi la testa fra le mani.Non faccio in tempo a restituirle il bacio e suona il cellulare. “Senta, avrei finito, ho sostituito la guarnizione, è tutto a posto”. “Va bene, arrivo”, farfuglio con un senso di sollievo che si mescola  a un sentimento di potente frustrazione.“Scusa, sai, devo scappare. Mi lasci il tuo numero di telefono, così magari ti cerco?” “Chi era, tua moglie?”. “No, il tecnico del boiler”. “Ma che? Mi prendi per il culo?”“No, ti dico che era l’idraulico, devo scappare, scusami”. Mi strappo quasi dall’abbraccio e faccio per tornare a casa  trotterellando. Faccio dieci passi  e sbucano dai cespugli un tizio con una videocamera e due giovanotti  piuttosto incazzati. “Merda, tutto da buttare. Dove l’hai pescato un deficiente così?”“E che ne so? Funziona sempre”. Dai, ripieghiamo sulla candid camera di questa mattina. Susanna, la prossima volta ci provi con un signore  anziano che porta a spasso  il suo nipotino”.Arrivo a casa di corsa. Pago 120 euro esigendo la ricevuta fiscale. Congedo il tecnico con  una pacca sulla schiena e lo ringrazio per  “avermi tirato fuori da una brutta situazione”.Lo guardo andare via, e decido che un buon bourbon ci sta proprio  bene, anche se sono solo le tre del pomeriggio.   Writer http://www.writer-racconti.org/