(Marc Chagall, Promenade)Assoluto. Accecante candore di spazi rilucenti, bianchi come una morte cerimoniale. Spazio. Pulsare ritmico di un punto sperduto che attrae l'intera energia del cosmo. Ricordo. Frammenti lacerati di memoria, dispersi e moltiplicati in vane iterazioni. Desiderio. Sudore che scorre da due corpi allacciati e fusi in un respiro roco alternato. Tempo. Menzogna che scandisce la vita, invenzione di un dio pietoso. Spazio. Distanze interne ed esterne condensate in un campo di calcio fangoso. Morte. Desiderio di dissoluzione, accecato, compresso, rabbioso, vitale come chi nega.Fantasia. Orchestra di violini seduta su un baobab che suona melodie gitane. Successo. Condizione annunciata, parola che si fa legge, desiderio e terrore di una vita qualunque. Sforzo. Lavorare in ufficio come scalare una montagna alta e dura, a piccoli passi cadenzati. Musica. Frenesia di onde in sincronia con una violenta voglia di piangere, a dirotto.Amore. Imbuto rovesciato, sentimenti che evaporano appena toccati, rami d'albero caduti. Vita. Tutto questo e altro ancora, parole ibernate, impulsi trattenuti, attacchi, consuetudini, abitudini, rinunce, compromessi, vortici di sguardi omessi, baci dati con paura, con fastidio, con slancio, con sete, come assetati brancolanti su un deserto salato, colmo di illusioni, schiacciato dalla sua stessa prospettiva, rimosso persino dai propri sogni. Conclusione. Nient'altro. Interruttore spento. Mancano solo (da adesso, proprio in questo istante) venti lettere alla fine. Writer
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