Un ringraziamento al bel blog "
2046", che fa riferimento a uno splendido film e che ospita contributi sui "ricordi perduti" per aver pubblicato un mio testo intitolato "Nostalgjia". Invio un raccontino che forma parte di una trilogia intitolata "Piaceri incerti".
Contrae le gambe e viene con furore, lanciando urla immemori. Il suo corpo si tende e forma un arco rovesciato, mentre l'aria si satura delle sue grida. La osservo stupefatto, il mio piacere si rimpicciolisce e quasi scompare al suo confronto, quasi fossi un terzo che osserva la scena dall'esterno. Sto venendo anch'io, ma invece di concentrarmi nei movimenti espulsivi dell'orgasmo, mi scopro distratto e ammirato. Ho sempre temuto le donne capaci di estasi multiple, che si trasfigurano su molteplici piani, incardinati uno nell'altro, fino all'esplosione finale. Il merito non è mio, il mio pene è solo il tramite che consente tanta energia. Gli si richiede di non afflosciarsi per venti minuti, di mantenere un'accettabile rigidità che il movimento ritmico prolunga e aumenta. No, la virtù è tutta loro, delle donne, capaci di vibrare come corde sfiorate da un'idea. Mi sento bene, poi mi sento male. Non riesco a godere della performance. Quando Angela sembra affondare nel letto e mi guarda con complicità vittoriosa, non posso evitare di pensare "chissà quante altre volte ha vissuto la medesima situazione con altri uomini", mi sento meschino per aver formulato quel pensiero, m'arrabbio con la sensazione di meschinità montante, m'accendo una sigaretta per mettere a tacere la mia rabbia, soffio il fumo verso il soffitto e inanello nuovi pensieri di cui mi pentirò nella mezz'ora successiva. Angela, intanto, ha incominciato a stuzzicarmi il collo con le sue labbra, cosa che mi fa venire la pelle d'oca, refrattario come sono a un nuovo approccio sessuale, e sarebbe disposta anche a sfiorare con le sue dita il mio uccello, se nel frattempo non avesse assunto la forma e le dimensioni di un carciofo sott'olio. Mi guarda e mormora "T'è piaciuto?". Faccio un cenno affermativo, troppo immediato per essere spontaneo e le chiedo scioccamente "E tu?". Si stiracchia come un gatto, sbadigliando con voluttà e mi rifila una sonora pacca sul culo. "Non te ne sei accorto, Davide?". Poi s'alza dal letto e si guarda nello specchio, sorride all'immagine riflessa e se ne va in bagno. Avverto distintamente uno scroscio potente e breve seguito dal rumore dello sciacquone. Mi alzo anch'io e incomincio a vestirmi. Mi sto appena infilando i pantaloni, quando Angela mi cinge i fianchi con le sue braccia e mi chiede comprensiva "Non ti va di farne un'altra, vero?" Writer
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