Writer

Complex


                                                (Jackson Pollock)Questa è una storia complicata, che non si spiega da sola. C’è bisogno di  premesse, di distinguo, di chiarimenti, didascalie, traduzioni, sottotitoli, illustrazioni, definizioni,  equivalenze, legende, mappe e ricostruzioni.Si tratta di un’opera sterminata, inesauribile,  disposta su più piani, dotata di rimandi molteplici e piani di lettura paralleli, ognuno dei quali si articola in numerose chiavi interpretative e milioni di significati, simboli, concetti , categorie.Problematico trovare un punto di avvio,  in questo sistema  simile a una galassia  che continua a espandersi    e che ospita miliardi di corpi celesti di dimensioni variabili ma gigantesche.Il problema dell’incipit.  Comune a tutti i testi, diventa in questo caso praticamente insolubile. Dipanare una narrazione da tanta complessità è come voler svuotare l’oceano con un secchiello grande come un  ditale.Eppure occorre iniziare, bisogna dar forma all’inesprimibile, dare voce alle emozioni che percorrono l’autore (l’autore?) e che non possono rimanere rinchiuse dentro di lui, a meno di decretarne la morte per implosione, il fallimento di tutto il piano, una catastrofe di proporzioni immani.Cosa fare? Come superare l’antinomia che minaccia di paralizzare tutta l’energia creatrice ancora implicita, come dar forma a questa vicenda enormemente complessa che deve essere ancora pensata, essere detta, deve essere resa nella sua irriducibile alterità?Occorre iniziare da un punto che  comprenda tutto, tutto quanto, che funga da guida  agli sviluppi successivi.Mi metto a pensare, per ore, giorni, settimane, mesi, anni. All’improvviso giunge un’illuminazione e comincio a scrivere. “In principio era il caos…”.Writer