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Il lato oscuro dei blog


Alcuni blog  –e non sono pochi- non fanno altro che duplicare la realtà esterna, il suo squallore, la sua mancanza di senso. Ne amplificano le convenzioni, si rifugiano in cliché, in consuetudini ormai rancide.Questi blog –tranne qualche lodevole eccezione- propongono un’immagine superficiale e angusta del mondo: ne colgono gli aspetti esterni, non approfondiscono, appiattiscono gli eventi e li semplificano riducendoli a una caricatura, a un simulacro, piegano i fatti alle proprie convinzioni ideologiche. Elevano a teoria e a metodo di comunicazione i fatti propri: una cena, un film, una chiacchierata con gli amici, un pettegolezzo,  un amore finito, un amore appena iniziato, un amore inventato. Esibiscono a volte  sentimenti più falsi di una moneta da tre euro e   più stantii di una mozzarella andata a male, ricevono spesso attestati di stima ipocriti che si alternano ad attacchi anonimi e strumentali. Questi blog si linkano, si citano, si rincorrono senza oggetto, come quei cuccioli di animale che corrono insieme per il puro piacere di farlo (ma almeno loro si divertono): io linko te e tu linki me, in un gioco in cui l’importante è esserci, scambiarsi favori e citazioni,   non il contenuto del gioco.  Questi blog – e non sono pochi-  sono attratti dalla cronaca rosa, quella delle celebrità e quella personale, dai soldi (milioni di blog esistenti sul pianeta hanno finalità commerciali), dal traffico, dalla visibilità.E’ fondamentale essere visibili,  essere grandi, non importa se si propone un cumulo di spazzatura (per restare sulle notizie di attualità :-) grande come un brontosauro,  animale a suo tempo decisamente imponente e visibile. Se sei visibile, esisti; se esisti sei legittimato a continuare dalla presenza altrui, lo sguardo degli altri giustifica la tua esistenza. Se 10.000 persone ti visitano ogni giorno, sei un blog che fa tendenza, non importa se promuovi materiale porno,  video  con uccisioni in diretta o metodi per fare soldi online. Hai un pubblico e tanto basta.Questi blog sono ossessionati dalla popolarità, dai numeri, dalle classifiche, dal posizionamento, dal page rank,  anche se non lo ammettono. Anzi, è buona usanza esibire una sovrana indifferenza rispetto a questi temi. Sono cose che si fanno, non si dichiarano. Quantità, non qualità. Se vuoi diventare una “blogstar” devi postare almeno tre volte al giorno, devi linkare almeno 5 blog per ogni post, devi pubblicare articoli di cinque righe in cui descrivi  la tua cena oppure parli dello scazzo con i tuoi genitori  e godere della schiera di commentatori che s’avventa sul post come se avessi rivelato la verità assoluta (Orientalia ha pubblicato un post sul tema).Di questi blog farei volentieri a meno, anche se proliferano come l’egocentrismo, la frammentazione,  la mancanza di significati, di relazioni vere, di solidarietà reale, di interesse genuino per l’altro che infesta la realtà attuale. Writer