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Lentissimo


Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno condiviso la mia gioia e manifestato interesse nei confronti del mio nuovo romanzo "I racconti del ripostiglio". Molti di voi l'hanno richiesto (le cento copie riservate alle prenotazioni si stanno rapidamente esaurendo) e ciò mi rende veramente contento. Pubblico un frammento di un racconto lungo, ambientato nel prossimo futuro.
Le diciannove e ventidue, il sole è una palla che declina lasciando riverberi rossastri sulla superficie appena increspata del mare. Tra poco, proietterà strisce di luce arancione che guizzeranno come un laser naturale fino a inondare lo spazio (la terra, il mare, la fronte degli osservatori, i loro vestiti, le case poste davanti alla darsena, il campanile della chiesa, le poche navi ormeggiate, le colline basse che sfumano lontane). Bel momento, ricco di suggestioni e di pensieri che si avvicendano pigri, come volute di fumo timorose di uscire  dai loro camini.Una sigaretta, forse, potrebbe aiutare. Ma sarebbe finita per le diciannove e ventotto. Aspetta, Rodolphe  Possin, non avere fretta   Poi, verrebbe voglia di fumarne un’altra e un’altra ancora. Lo spettacolo, invece,  richiede grande concentrazione e calma assoluta.Strano, come i pensieri sembrino fatti della stessa materia impalpabile delle nuvole in cielo. Si rincorrono, si fondono, poi si lasciano, si tornano a incontrare originando forme nuove, si sparpagliano nuovamente, vanno ognuno per la sua strada  fino a dissolversi completamente o, almeno spariscono dalla nostra visione e dai nostri ricordi.Di nuvole ce ne sono di tanti tipi. Ci sono i cirri, che assomigliano a angeli grassocci sospesi su interni barocchi, i cirrocumuli e i cirrostrati (questi ultimi più imponenti e minacciosi), gli altocumuli, gli altostrati, gli stratocumuli – curioso, vero? come nel linguaggio, le nuvole fondono poche parole in tutte le combinazioni possibili -, i nembi, i nembostrati, gli strati, i cumulonembi.Anche di pensieri ce ne sono tanti, forse anche più delle nuvole.Ci sono quelli tristi, quelli allegri. I pensieri sornioni, quelli che ti scappano via, gli angosciosi, i profondi e i superficiali, i seri e i ridicoli, quelli cordiali e amichevoli e i loro cugini, aspri e ostili. Pensieri. Ostinati, impertinenti, insistenti, noiosi, ossessivi.E ancora: dominanti, segreti –sono i miei preferiti- , lucidi. Infine ci sono i pensieri da ubriaco, che ogni tanto mi toccano. Sono proprio bizzarri, arrivano come sogni impetuosi e non ti lasciano stare. Ti vengono idee fisse in testa che si muovono insieme alle vertigini e agli oggetti come se fossero pale di mulino.Il mare è grande, E’ proprio bello. Un tempo ci andavo per mesi, per anni. Niente di particolare. Ogni giorno prendevo la mia barca da pescatore e buttavo le reti a  un paio di miglia dalla costa. Bella la mia barca. Aveva una carena sottile e una randa che tiravo su quando il vento gonfiava la superficie del mare.Poi tornavo a riva e mi bevevo un goccetto, anzi più di uno, perché qui da noi le notti autunnali sono lunghe e umide e dell’inverno è meglio non parlare.Oggi invece si sta bene, Da quando è cominciato il nuovo millennio - dodici fa? O forse tredici?, Non ricordo bene, certo la vecchiaia è brutta, ti fa dimenticare un sacco di cose -, il clima è cambiato.Non ci sono più quegli inverni rigidi e tersi, sono scomparse quelle estati abbacinanti e immobili.Ora c’è un clima strano, abbastanza uniforme. Piove a Luglio, spira un vento tiepido a Ottobre, Gennaio sembra portare promesse di primavera e, ad Aprile, a volte, diluvia e scende la temperatura.A pensarci bene, i cambiamenti di clima sono incominciati prima. Quando? Ah, era circa il 1985, quasi trent’anni fa. Dicevano che il niño  era il responsabile, quella corrente di correnti calde che altera l’equilibrio del clima e fa piovere, crea uragani e alluvioni.Belle le nuvole e il sole che scende. Oggi sembra che non voglia propria calare.Ma guarda, che strano, sono solo le diciannove e ventisei. Come è possibile? Accendiamoci una sigaretta, va, che mi aiuta a pensare.Tra dieci minuti devo rientrare a casa, ma non c’è  fretta, ho tutto il tempo del mondo. Writer