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Verso la Gianavella...


Il ripido sentiero che attraversa il bosco  si perde in mezzo a un spesso tappeto di foglie, alberi caduti e ricci di castagna. L’agriturismo è ormai nascosto dalla pendenza del terreno. Ci inerpichiamo sbuffando in mezzo alla vegetazione tenendoci agli arbusti, aggrappandoci ai tronchi, saggiando con i piedi un cumulo di pietre in equilibrio instabile. Ritroviamo il sentiero e arriviamo su un cammino più ampio che corre sul versante del colle. Da un lato, la Val Pellice e i paesi di Torre e Lucerna che popolano il fondovalle e lo rendono di notte simile a un presepe pieno di luci; dall’altra parte il vallone di Rorà, quasi disabitato  e aperto su un palcoscenico di montagne innevate. Scendiamo giù dal colle, prendiamo un tratto di strada asfaltata e deviamo verso la Gianavella di sopra, una frazione di poche case, qualche stalla che pare abbandonata e una  fontana di acqua  fresca – un tubo di ferro che versa un getto d’acqua cristallina in una vasca di pietra e una tazza di plastica che qualcuno ha premurosamente legato all’estremità del tubo- che ci permette di dissetarci, in questo mese di Aprile, in questo giorno di primavera piena.Ancora qualche centinaio di metri in discesa e arriviamo alla Gianavella di sotto. Mi viene da sorridere pensando che solo nelle valli alpine  un pugno di dieci case viene indicato con due nomi differenti. Ma per la Gianavella di sotto c’è una ragione: è il luogo dove ha abitato nel mille e seicento Giosuè Gianavello, eroe dei valdesi al tempo delle persecuzioni e del “glorioso rimpatrio”. La casa è di pietra antica e, da una veranda, si scorge un panorama superbo sul vallone. A fianco della casa storica, una costruzione di pietra e legno più moderna, un luogo di soggiorno per gruppi e  famiglie, dove parecchi anni fa abbiamo passato vacanze di Natale indimenticabili, con una dozzina di amici, due cassette di Freisa, alimenti per  quattro giorni, la neve che formava una coltre candida sugli alberi e nel bosco e una vasta sala comune riscaldata da una stufa panciuta che accoglieva le nostre risate e il desiderio di stare insieme. Ci sediamo su alcune sedie poste sul cortile della casa e lasciamo che i nostri occhi vadano alla  ricerca del profilo delle montagne. Il paesaggio è magnifico, pare un giardino zen composto da alberi dai fiori bianchi e tonalità pastello che confina con uno sfondo di monti impervi e imbiancati dalle neve.Mi sento bene, mi guardo intorno, avverto un senso di pace e serenità che  sospende il corso del tempo,  mi sorprendo a pensare che, ogni volta che torniamo in Val Pellice, la passeggiata verso la Gianavella assume un significato rituale, quasi un omaggio, un tributo a uno dei miei luoghi, una rivisitazione che, negli anni, acquisisce sfumature e significati nuovi, in cui passato e presente si arricchiscono invece di  sottrarsi qualcosa a vicenda.Sulla strada del ritorno verso l’agriturismo mi sento contento come un giovanotto. Scherzo con mia moglie e mio figlio, ridiamo di sciocchezze. Mio figlio prende un bastone  e lo trasforma in katana,  mi fa vedere quali sono i movimenti base dell’Aikido. Io prendo la katana e la ritrasformo in bastone, pensando che mi tornerà utile nella discesa sul tappeto di foglie. Ho una gran fame, dico loro affrettando il passo.Writer