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Una sera in Salento


"Vedo alcune persone vestite di rosso e nero affiancare l’oratore e sventolare verso la piazza immobile alcune bandiere tricolori messicane insieme a quelle dell’EZLN. Mi vengono i brividi mentre Sylvia mi prende per mano, mi accompagna sul balcone e mi dice “hoy es un día feliz para nuestra tierra”. La voce mi trema leggermente mentre leggo queste parole, guardando in volto i poeti e gli scrittori che si sono radunati al Fondo Verri per assistere alla presentazione del romanzo. “Penso che da domani ci renderanno la vita impossibile, che l’esercito ci cingerà d’assedio, che la repressione s’incrementerà drammaticamente, ma vedo il movimento delle bandiere che ondeggiano sulla folla incredula e mi viene voglia di accarezzarle con dolcezza, come un oggetto caro che ci appartiene”. Calco sull’ultima frase “come un oggetto caro che CI APPARTIENE”, un attimo di silenzio, parte un applauso, come se la distanza tra chi parla e chi ascolta si fosse di colpo ridotta, come se qualche eco di quella emozione profonda che ha scosso migliaia di persone nell’antica capitale del Chiapas dodici anni fa, quando l’esercito insorgente dei zapatisti ha preso il municipio e diffuso il suo programma ribelle, fosse filtrata fino a Lecce, avesse toccato il cuore di persone che vivono in un’altra realtà, in una città di pietra chiara, protesa verso il sud del Mediterraneo. Qualche ora prima ero tornato in piazza Duomo e avevo scrutato assorto le geometrie irregolari di questo spazio asimmetrico e perfetto. Il clima era tiepido, la piazza deserta. Mi ero guardato intorno pensando che il cuore barocco di Lecce appartiene alla schiera dei miei luoghi preferiti, a quei posti che rivedo con piacere e, nel rivedere, misurano il passo del tempo che scandisce il suo corso implacabile. Poi i volti sorridenti e concentrati, le parole scambiate tra un bicchiere di vino e una sigaretta fumata su una panchina in via Santa Maria al Paradiso, “tu guardi altrove, scopri l’essenza delle cose”, “il merito è tuo, hai saputo leggere con occhi diversi”, un “reading” di poesia che ha fatto rivivere le parole di un poeta morto a 36 anni di passione eccessiva per la vita, un libro di versi che mi ha regalato una giovane donna dal volto mediterraneo e i capelli intrecciati, immagini che mi hanno colpito come un pugno sul torace “Di te la smania il potere di Caino il dominio il borborigmo del vulcano le lattiginose maree l’autorità spettrale del vento di te il ritorno di Caos su schiene di tribù danzanti”. Echi di Dino Campana e Anais Nin che rinascono nella sera salentina, una sera che inizia con un vento tiepido e si placa, verso l’una del mattino, in una pioggia insistente e fredda._________________Writer http://www.writer-racconti.org/