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Lettera aperta alla redazione di "Nazione indiana"


[questo è il testo di una mail che ho inviato alla redazione di "Nazione Indiana, blog collettivo che ospita diversi autori emergenti nel campo della narrativa, poesia e critica letteraria]Probabilmente questa mail è inutile,  non verrà letta o se verrà letta, verrà accantonata e rimossa in un tempo minore di quello che mi occorrerà per scriverla. Accostandomi a  "Nazione Indiana" sono rimasto favorevolmente colpito da questa frase che ne definisce gli stili di comportamento"Nella cultura italiana vige la pratica dello scambio di favori. Ci impegniamo a non accettare nessun clientelismo. Non solo i do ut des immediati, ma anche le soggezioni, gli atteggiamenti reverenziali in vista di futuri tornaconti o per timore di essere esclusi o danneggiati dai “padrini della cultura”: boss grandi e piccoli del giornalismo e dell’editoria, amministratori pubblici, funzionari, giurie di premi, organizzatori di eventi ecc".Ho pensato: bene, finalmente uno spazio non lottizzato, dove l'importante è la qualità dei contributi e non la loro provenienza, la presenza di firme che appartengono all'universo dei "padrini culturali o editoriali".Ho iniziato a leggere gli articoli con questa disposizione ingenua, ma sostanzialmente aperta alla speranza. Un blog collettivo, ventuno redattori, alcuni dei quali personaggi interessanti della scrittura, della poesia e della critica letteraria, un progetto che mi è parso fondato su uno scambio aperto e transdisciplinare."La rete ci permette invece di tornare a una economia di scambio da Nazione Indiana dove contano soprattutto le cose che facciamo - che ognuno fa a suo modo scegliendo di volta in volta argomenti, stili, generi che lo attirano di più - e non la nostra “qualifica professionale” preconfezionata". Ho scoperto ben presto che questa confezione innovativa e accattivante nascondeva un contenuto, tutto sommato, differente,  che ricalca  moduli più convenzionali e omogenei con quella idea di cultura che si dichiara di voler contrastare.Non esistendo una redazione, non esiste "obbligo di lettura" dei contributi che vengono inviati. Probabilmente questo indirizzo mail a cui sto scrivendo ha una funzione equivalente a quello della bacheca, una sorta di "fossa comune" delle segnalazioni e dei testi.In altri termini, per essere pubblicati su "Nazione indiana" occorre essere conosciuti da qualcuno dei redattori e avere già avuto con loro frequentazioni (personali o mediate dalla rete o da prodotti culturali, poco importa).Krauspenhaar  scrive che stima Governi e che quindi non ha difficoltà ad ospitare su NI la recensione della giornalista di "Repubblica" relativa al romanzo della Santacroce. S'incazza se qualcuno gli fa notare che la contemporaneità tra l'uscita della recensione sulla "Repubblica" e su NI alla vigilia della pubblicazione del romanzo configura un vero e proprio lancio commerciale (e quindi uno scambio di favori implicito ) a cui NI dovrebbe essere, almeno nella dichiarazioni, estranea.  Altro esempio: Gemma Gaetani scrive un testo dilettantesco, infarcito di luoghi comuni e piuttosto offensivo nei confronti dei blogghers e viene ospitato su NI, argomentando che così si preserva un dibattito plurale e aperto anche a giornali distanti dall'impostazione di NI.Se quello stesso testo fosse stato inviato da uno/a sconosciuto/a alla mail di NI, dubito che ci sarebbe stata qualsivoglia risposta. Ignorato, buttato nel cestino elettronico della carta straccia. E sarebbe stata una scelta saggia.Terzo esempio (più eccentrico, non riguarda rapporti interpersonali tra autori, ma le relazioni autore/fruitori): Giulio Mozzi ripubblica un suo testo del '98, forse per fare da contrappunto a un racconto su una violenza subita da una ragazzina. Tace per 200 post, non dice una parola sul  testo e sulle motivazioni dell'invio (squisitamente commerciali, temo), però chi attacca i commenti elogiativi a quel testo e ne sottolinea il carattere pedo-pornografico viene gentilmente invitato a togliersi di torno. La sensazione netta è che NI sia uno spazio "aperto", ma solo agli amici e agli amici degli amici. Ove, con la parola "amico" si designa non tanto una persona legata a noi da sentimenti affettuosi, ma da una consonanza di interessi. Io ti recensisco qui, tu mi commenti lì, io ospito un tuo contributo sul mio blog, tu mi presenti sul tuo spazio.Ma questa non è "pratica dello scambio di favori", quella che si vuole combattere negli stili di comportamento?Non è altresì rivelatore l'astio nei confronti dei commentaristi anonimi (solo di quelli che rompono i coglioni, ovviamente),dietro la polemica comica "io ci metto la faccia, tu ti nascondi nell'ombra?Insomma, temo che N.I stia diventando un luogo virtuale dove si registra uno scarto sempre più netto tra le intenzioni dichiarate, la "mission" e i comportamenti. Niente di tragico, basta solo rendersene conto.Claudio "Writer" Martini.