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La Chimera


Ho rentemente ripreso in mano un libro di poesie di Dino Campana e sono rimasto affascinato dalle sue prose e dalle sue composizioni poetiche che vanno alla ricerca di una bellezza così totale da prosciugare quasi le parole. Sembrano testi scritti in stato di trance, mentre il poeta si avventurava a piedi tra Marradi, la montagna del Falterona, l'eremo di La Verna e i suoi personali deliri.La ricerca di assoluto ha condotto l'autore verso lo pianure sterminate dell'Argentina, poi a vendere stelle filanti sulle rive del mar Nero, ad Odessa, infine a bruciare abbacinato dalla nitidezza del suo sguardo in un ospedale psichiatrico.Una vita intera alla ricerca della sua personale chimera. 
 Non so se tra rocce il tuo pallido Viso m'apparve, o sorriso Di lontananze ignote Fosti, la china eburnea Fronte fulgente o giovine Suora de la Gioconda: O delle primavere Spente, per i tuoi mitici pallori O Regina o Regina adolescente: Ma per il tuo ignoto poema Di voluttà e di dolore Musica fanciulla esangue, Segnato di linea di sangue Nel cerchio delle labbra sinuose, Regina de la melodia: Ma per il vergine capo Reclino, io poeta notturno Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo, Io per il tuo dolce mistero Io per il tuo divenir taciturno. Non so se la fiamma pallida Fu dei capelli il vivente Segno del suo pallore, Non so se fu un dolce vapore, Dolce sul mio dolore, Sorriso di un volto notturno: Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti E l'immobilità dei firmamenti E i gonfii rivi che vanno piangenti E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera          (Dino Campana, Canti Orfici)