Ho parlato spesso di te nascondendo ildettaglio tra il folto di una riga scritta che ombreggiava la successiva e l’ultima,invece,svelava. L’ho fatto senza contare le battute e lasciando allo spazio tra un discorso e l’altrola ragione di riempirlo tutto. Ho scurito l’inchiostro nel quale, diluendoti, ti avevo nascosto, ed ho percorso in ogni tratto il senso checi abitava dentro. Il nostro. Ora voglio mostrarlo e renderlo vivo tral’immobilità apparente di queste parole, destarlo dal silenzio di leggerle a mente pronunciando a voce alta il tuo nome. Scritto con l’inchiostro simpatico che mentre lo dico sorrido. Sembrava sbiadito, e invece è l’unico ad essere restato.