Altrove

12,18


Ieri al pensiero di dover rimandare la partenza di un giorno, arrivando così più tardi al lago da Francesca, mi sono inizialmente innervosita: un giorno in meno via, piani da rivedere, biglietto del treno da rifare e rinuncia al viaggio più comodo del venerdì in favore di quello più costoso e affollato del sabato; tutto questo mi infastidiva.Poi ho deciso di lasciar correre e godermi comunque il primo giorno di vacanze, guardando ai lati positivi della partenza rimandata: più tempo per decomprimermi dal lavoro, il caffè sul fuoco senza fretta, osservando il contrasto tra la luce della cappa della cucina, accesa per creare un minimo di chiarore in casa, e il buio del cielo tempestoso, il fresco piacevole di questa giornata di pioggia che mi ha permesso di preparare il trolley con calma e senza sudare spossata, radio pop accesa a farmi compagnia, la possibilità di andare a salutare mia madre e mia sorella, e più tardi in giro in libreria a cercare qualche guida turistica che mi ispiri per improvvisare un piccolo viaggio dopo il lago.Non è semplice: le mie giornate avanzano tra questi momenti di piccola perfezione e un vuoto spaventoso che nel buio della notte mi fa sentire spenta e impaurita, tanto timorosa di un futuro che ora inizio davvero a credere non mi sorriderà mai. E quella paura un tempo sconosciuta e, ora che non sono più giovane, si fa sempre più largo nella testa: che cosa resterà di me quando tutto sarà finito, che senso avrà avuto il mio passaggio qui?E la risposta mi raggela.