Altrove

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Me ne sto qui in macchina a scrivere con gli occhi a ranocchia per qualche lacrima di malinconia di troppo caduta. E intanto aspetto che si faccia l'ora della psycho.La vita credo scorra casuale, ma sono convinta che gli eventi di questo fine settimana siano stati inevitabili. Due giorni, anzi neanche, 24 ore tra domenica e oggi, tra i più sorprendenti e insoliti della mia vita. Ore in cui non ero io, o almeno non ero la io che credevo di conoscere, o forse ero la vera io, quella che emerge di rado seppellita dall'altra rigida me.Una bolla, senza un prima e senza un poi.Io e quell'uomo, in fondo quasi estraneo, eppure sono state 24 ore solo di noi.Se ripercorro le tappe è tutto così assurdo... Solo sabato sera gli scrivevo che non me la sentivo, non potevo raggiungerlo, non lo volevo, era assurdo e senza senso. Non sapevo catalogarlo, collocarlo, controllarlo: meglio la mia vita tranquilla e senza scossoni. È stata la sua determinata ostinazione a farmi mettere, poco invogliata, sul treno, pregando di non piacergli e sperando, sotto sotto, che mi trovasse bella.E poi tutti i miei paletti e i miei decisi no che lui, con inaudita pervicacia, ha trasformato uno alla volta (chè poi "un po' alla volta" un cavolo: con nessuno ho mai bruciato i MIEI tempi in questo modo) in sì.Non ci ho capito niente. Si potrebbe dire che è c'entrata la chimica o chissà. Quello che so è che stamattina alla stazione dei treni ci siamo detti addio, con gli occhi lucidi.Come può un estraneo sembrarti così parte del tuo mondo nell'arco di un giorno?So che è stato meglio salutarci piuttosto che non incontrarci mai. Ma...