Altrove

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Al lavoro si è chiusa una settimana esemplare per la comprensione del mio comportamento.E non mi fa piacere, ma se devo analizzare onestamente e senza sconti le mie azioni, sono stata spietata.Ho disertato consapevolmente un corso di formazione, sapendo che avrei ferito il mio capo ed il collega organizzatore. Ho, questa volta come sempre, insultato dei clienti a telefonata chiusa. Non ho detto una parola al collega a cui sentivo dire che ha il bimbo in ospedale per accertamenti di cui non si viene a capo. Mi sono rifiutata più volte di pranzare in compagnia di alcuni colleghi ben sapendo che il mio no feriva.Non ho tirato fuori l'oky per la collega antipatica che chiedeva ad altri se ne avessero.Ora, viste tutte insieme devo ammettere che è abbastanza inquietante.Eppure ogni volta mi pareva di avere un buon motivo, ed il buon motivo era sempre un sincero e potente moto di repulsione.Credo che questo sarà argomento di discussione con la psycho domani, ma intanto mi piacerebbe iniziare a capire perché.È il fatto che mi sento impotente, che non voglio stare più lì e sto finendo per detestare tutti quelli che ci trovo, in fondo incolpevoli, e su cui sfogo la mia rabbia dovuta alla mia incapacità di trovare un'alternativa migliore?Forse in buona parte, ma non penso che si risolva tutto in questo.C'è la voglia di ribellarmi: vorrei andare altrove, ma non ci riesco, e allora mi illudo di farlo creando una netta frattura tra me e loro. Come a dire che si mi isolo da loro in fondo mi sto già allontanando da lì.Ma mi prendo in giro da sola. Non mi sono mossa di un centimetro.E no, non so dire alla psycho perché talvolta, nel mio muovermi pubblicamente, indosso maschere. Per prendere le distanze? Per preservare le mie emozioni? Non lo so.Devo andare alla riunione di condominio.Non pensate male di me. Non sono così cattiva. Almeno credo.