Altrove

Se non ti vedo non esisti, Levante


"non c’era poi una grande differenza tra la mancanza di carezze e quella di ossigeno""Dovevo dividermi tra il lavoro, i sogni, gli affetti e le attenzioni che gli dovevo e, senza l’entusiasmo e il trasporto degli inizi, quello stare insieme era diventato nient’altro che un impegno in più""A volte la solitudine mi fa venire le vertigini, percepisco quella sensazione di libertà in cui sono slegata da ogni cosa e posso muovermi senza rischiare di far male a nessuno ma poi, all’improvviso, succede che avverta il bisogno di aggrapparmi a qualcosa, a qualcuno, come se fossi ubriaca di tutto quel girovagare senza meta, senza direzione, senza obiettivo""Guardare Facebook o no? Cercarlo su Instagram o no? Vedere se era online su WhatsApp o no? L’aspetto tecnologico di un innamoramento è nocivo più della nicotina, crea dipendenza, fa ammalare il cuore e impazzire il cervello""Lo sguardo inconsolabile che mi portavo dietro da quando ero stata sputata al mondo, con mia sorpresa, lo divenne ancora di più. La solita storia di toccare il fondo e scoprire che c’è sempre un pezzo da scavare"«Ma perché vi sposate se poi non riuscite a stare insieme nemmeno con la colla?» «È l’amore!» «No, vi sposate per colpa dell’ossitocina... l’amore è quello che resta quando l’ossitocina non c’è più!» “se non ti vedo non esisti” "tutto quello di cui avremmo avuto bisogno di lì a chissà quando divenne una connessione a internet che potesse lasciarci scrivere fino a notte fonda, fino a non avere sonno, fino a mangiare con il piatto davanti al pc senza apparecchiare la tavola, fino a desiderare di fermare il tempo o dimenticarlo, fino a dimenticare anche gli amici, i programmi, gli impegni, le passioni, fino a scambiarci il numero di telefono, fino alle videochiamate, fino alle mancanze nonostante non ci fossimo mai sfiorati, fino a “questo qui è mio figlio”, fino a “ho fatto un nuovo colore ai capelli”, fino a tutto, fino alla fine e senza davvero capire il motivo di quell’attaccamento morboso. Se solo avessimo potuto guardarci da fuori, ci saremmo visti come realmente eravamo: due persone tristi e sole, con dei vuoti dentro grandi quanto crateri sulla luna, a tratti mediocri nel nostro conversare""Io alla bellezza non ho mai fatto l’abitudine, la pretendo dentro e fuori di me, dentro e fuori dagli altri, come una responsabilità umana dalla quale non ci si può assolutamente sottrarre""mancai di ragionare su una cosa importante: quanto potere aveva quell’uomo su di me per lasciarmi sentire così fragile e colpevole nonostante io fossi nel giusto? L’unica risposta valida a un gesto simile avrebbe dovuto essere l’indifferenza e, successivamente, una pericolosissima caduta libera giù dal mio cuore""Gradualmente Flavio divenne ai miei occhi un uomo da amare perché non avrei saputo fare diversamente, ma da cui difendermi perché tutto quello che avevo adorato di lui sin dal primo istante – le attenzioni, la costante presenza nella mia vita nonostante tutto – si era trasformato in una strana angoscia. Vivevo nel timore di sbagliare""I litigi divennero sempre più frequenti e perdemmo un po’ della luce che ci aveva accompagnati all’inizio. Ci mandammo a fare in culo un numero indefinito di volte e lui, litigio dopo litigio, si prese delle confidenze verbali che poco mi piacquero. La sua gelosia conosceva un registro volgare che lo dipingeva improvvisamente di nero, trasformandolo in un altro uomo, povero di spirito, meno gentile del Flavio di cui mi ero innamorata. Mi mostrò parti di sé che mi spaventarono non poco""Le pretese di Flavio erano grandi, ma lo erano ancor di più le sue aspettative. Sapeva coniugare la vita al futuro come io non facevo da troppo""Perché io non dovevo essere felice, non lontano da lui. Quindi poco importava che fosse il mio compleanno, lontano da lui non c’era giorno da celebrare né candeline su cui soffiare né torta da mangiare. Lontano da lui doveva esserci solo la tristezza e io no, non l’avevo, e per questo dovevo essere punita""Sforzandomi di dimenticare frasi come “Magari a Venezia incontri qualche tipo interessante” o “Io valgo vita e gioia, non morte e minimalismo”, gli tesi una mano per porre fine all’ennesimo litigio, che aveva rovinato anche il mio breve soggiorno veneziano ferendomi come al solito. Mi aveva fatto venire i conati di vomito, talmente era forte la nausea per i suoi modi aggressivi""Se ognuno di noi guarda alla vita in base alla misura del proprio cuore, quanto infinitamente piccolo doveva essere il granello di sabbia che gli batteva in petto e gli faceva dire quelle parole ingiuste?"" «Anita, mi ami?» «No, non ti amo più.» Lo dissi con una fermezza che non credevo di avere, lo dissi perché ero stanca e perché non avevo la forza di salvare il mio matrimonio, figurarsi una bugia. Avevo la testa pesante ed erano solo le nove del mattino e mi pareva di non dormire da mesi perché Flavio la notte aveva sempre voglia di discutere di ogni cosa."Mi ricorda qualcuno :(