Altrove

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È complicato scrivere in questi giorni. La sensazione è di essere finita in un incubo senza fine.Ogni giorno o mamma o papà o entrambi destano preoccupazione, ed io sto mio malgrado diventando esperta di cortisone, saturazione e ossigeno (tra pochi minuti un'infermiera mi spiegherà come usare la bombola).Il tutto in uno stato di continua debolezza, con la tosse che mi prende al minimo affanno e sempre sperando che almeno la mia saturazione resti buona. Ma la verità è che nessuno di noi sa che cosa stia accadendo ai nostri polmoni. Il telefono squilla di continuo: i parenti mi chiedono come stiamo. Li capisco, ma così non ho pace.Dicono che finirà. Lo spero. Guardo fuori dalla finestra chi può uscire e mi scappa da piangere, piena di rimpianti, non ultimo essermi barricata in casa per non essere contagiata per poi ancora una volta essere delusa da mio padre che al primo posto noi non ci ha messo mai.Eppure ho sbagliato due volte, perché quando ho lasciato casa di G. non ho voluto affrontare la vita da sola, venendomi invece a rifugiare qui.Probabilmente si rimaterializzerà lo scenario angosciante di me quindicenne, con mamma via, e io inchiodata a casa con papà.Meno male che c'è Gatto.