Altrove

Filosofia da quattro soldi


Questa cosa che da adulto quando vogliono sapere chi sei si aspettano di conoscere il tuo lavoro e i tuoi studi a me non torna. Ci fate caso? Nelle quarte di copertina dei libri, pure se hai scritto un libro di narrativa, tu sei quello che si è laureato nella tal materia e che fa il tal lavoro. Perfino ai primi appuntamenti "chi sei?" significa "che lavoro fai?". E poi ti dicono che dovremmo tutti mantenere vivo il bambino che è in noi. Porca zozza che ipocrisia! Ai bambini mica chiedete di limitare se stessi a un mestiere o ai loro studi! Sì sì, loro non possono perché non ce l'hanno ancora studi e lavoro. Ecco, vedete il vantaggio? Sono liberi di essere tutto, e nessuno pretende che loro siano qualcosa invece che tutto. Così è facile rimanere fantasiosi. Ci riuscirei anche io. Allora, a proposito della filosofia di cui sotto, propongo di abolire le informazioni su mestiere e studi dalle conversazioni degli adulti. Il mio ultimo ex, ci credete? no perché io l'avevo perfino rimosso non volendoci credere, ci aveva tenuto a scrivere su tinder (tinder cristo!) che era un normalista. Ma che parola è? Ma si scriverà maiuscolo? Non si indentificava nemmeno con un tipo di studi, no, proprio con quell'università lì. Settimane dopo, quando riparlammo dei nostri studi, a me sfuggiva quel dettaglio della Normale, ché mica mi sembrava fondamentale, e lui ci rimase male, come mi fossi scordata il suo nome. Ché poi io me lo ricordavo pure che aveva frequentato quell'università, però fine. Io mica vado a dire in giro "piacere, S.G., politecnica", giusto? (Fidatevi, non lo faccio). Lui insisteva proprio per il termine, normalista, manco fosse capace di influire sul DNA. "Ma come?, l'ho scritto su tinder!". E sti cazzi, ce l'avevo sulla punta della lingua, lo giuro. Ma com'è che sono finita a parlare di questo? Ah sì, mi annoio.