Altrove

13.00


Mille anni fa, ero una ragazza di venticinque anni, come sempre più immatura della mia età o comunque con meno esperienza, approdai qui su libero, senza sapere nulla di come funzionasse questo mondo. Mi mancava l'informazione principale: essere dei nickname non corrisponde automaticamente ad essere delle persone.Iniziai entusiasta a scrivere il mio primo blog, da allora ne ho aperti e chiusi a bizzeffe, a visitare quelli degli altri ed accogliere con gioia i commenti sul mio. Credevo che i commentatori assidui fossero miei amici e mi volessero bene.Non ci volle molto perché il più simpatico di tutti, quello che aveva il blog umoristico (c'è sempre questo tipo di blog ogni n blog generici), ci provò con me, ed io caddi nell'errore che credevo non avrei commesso mai (e che commisi di nuovo poi): credetti di essermene innamorata. Così, senza neppure esserci incontrati. Soltanto per la suggestione dei nostri scambi di messaggi e di telefonate. Scordai che per piacersi bisogna conoscersi, annusarsi, vedere come l'altro guarda noi e le persone che passano, come inarca le sopracciglia quando pensa, come si posiziona quando ci cammina accanto. Scordai che per piacersi ad un grado più profondo bisogna conoscere davvero la persona e non quel che lei dice di sé. Ma non è neanche che lo scordai: non lo sapevo proprio. Ignoranza dell'argomento.Il tipo non voleva storie reali, io questo non l'avevo capito pure se ce l'aveva scritto in fronte considerando che scappava dai blog suoi e di tutte le donne che aveva illuso. Io fui un'eccezione: con me si volle incontrare. Non facemmo nulla di che: qualche bacio al parco e qualche paciugamento da ragazzini. Ovviamente non ci fu un secondo incontro. Figuriamoci, per lui fu strano perfino averne fatto uno. Mi 'mollò', non mi filò più sul blog e iniziò a provarci sotto i miei occhi di blogger ormai ossessionata con un'altra e poi con un'altra (e negli anni con un'altra, con un'altra etc...). Con questa divenni amica. Lì per lì mi sembrò più fortunata di me che fui liquidata in due settimane e senza grandi parole d'amore. Con lei andò avanti un anno e più, tra struggimenti, poesie dedicate in mondovisione etc... Ma, c'è un ma grande come una casa, non si incontrarono mai, perché lui non volle.E continua ad accadere, ai ventenni come ai sessantenni. C'è questo disagio per cui non si cerca un confronto vero ma nebuloso, un'evasione dalle proprie vite morte e fasulle. Costoro credo non si sentano mai se stessi, né a casa né qui.Io li guardo come si guarda una specie strana. Comprendo il loro meccanismo ma non potrebbero essere più diversi dal mio che preferisco una vita rotta, pungente e difficile ma vera a due distinte finte vite.Pure volessi farmi uno sposato (non sono moralista) me lo farei per davvero e non certo a parole su libero. Almeno sarebbe vero, e lo sbaglio totale e senza sconti. Perché io non dimentico che sono una donna in carne e ossa e non un fantasma. Per quello ci sarà tempo poi, casomai.