Altrove

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Ora chiedo una cosa che potrebbe scandalizzare, ma tanto l'avete capito da un pezzo che non mi frega niente di rendermi simpatica. Infatti mi leggete in meno di dieci persone (ma poi perché?).Non divaghiamo.Nell'attesa della persona giusta è corretto e moralmente accettabile considerare che professione svolge l'ipotetico uomo giusto?Dico la mia: sì. O se non è corretto è almeno vero che per me, se penso ai miei interessi amorosi passati, è spesso stato importante.Perché? Soldi? Ni. No: mi basta che lui sia autonomo e sappia badare a se stesso e possa fare con me delle cose senza pesare economicamente su di me. E' altro. E' una questione di interessi in comune. E qui casca l'asino: vuoi uno che faccia il tuo lavoro? Dio me ne scampi, no! Voglio uno che faccia uno dei mestieri che avrei voluto fare io, che per inciso sono tanti o, al limite, che abbia interessi extra-lavorativi simili ai miei. Questo ovviamente mi si ritorce contro, e infatti non sono in coppia. Quindi ricapitolando: lavoro interessante, bell'aspetto, non più vecchio di me (non molto almeno), intellettualoide-artistoide.E io ovviamente ferma al palo.Domanda fondamentale: so praticare l'amore di coppia? Mi pare sempre più evidente che la risposta sia no, e forse questo no spiegherebbe il perché di tanti requisiti all'ingresso. Ma almeno potrei mettermi l'anima in pace ed evitare di rompere le palle al prossimo: ok, non ne sono capace, non mi ci metto e siamo tutti più contenti.Oggi mi sono capitate sotto agli occhi presunte parole di de Andrè: diceva che non è mai stato capace di guardarsi molto dentro mentre era molto più interessato ad osservare le persone intorno a sé. Dovremmo scambiarci i ruoli.