Altrove

Poterti parlare ancora, di Ginella Tabacco


E' un periodo di letture, tra le altre, spirituali e consolatorie. Ma non solo: ardite. Come mio uso, non mi limito a ciò che è ufficiale, ma esploro con curiosità e, in questo caso, con speranza. E' un periodo di gravi privazioni affettive e pratiche. Se non posso muovermi in orizzontale allora mi muoverò in verticale, scendendo dentro me che ho sempre pensato di essere profonda  1cm scarso eppure forse no. In ogni caso, poiché leggo sul kindle e non voglio rischiare di perdere un giorno il succo delle mie letture, ecco che annoto qui anche queste strane teorie.E' un periodo in cui allontano, risoluta, i "dialoghi" con i predicatori di verità assolute in un senso o nell'altro. L'ho sempre fatto ma ora con maggiore decisione: lascio a parlare da soli i "come fai a credere possibili simili cazzate?" quanto i "la scienza ha scoperto con certezza che dopo la morte la nostra anima continua a vivere". I primi (i saccenti giudicanti) come i secondi (i cazzari) non sono in sintonia con il mio vivere di adesso, aperto e ricettivo, curioso ma critico. L'altra categoria (che ahimè comprende anche amici e familiari) che mal digerisco ora sono gli stoici nel senso degenerato del termine. Sono quelli che ti chiedono come stai, e quando rispondi che stai male, invece di pensare che la prossima volta sarebbe meglio evitare la domanda e farsi i fatti loro, ti rispondono che stai male perché lo vuoi, che il tuo non è il pensiero positivo, che c'è gente che soffre più di te e quindi di che ti lamenti?, che se non hai ottenuto quel che volevi è colpa tua perché volere è potere (questa frase credo vinca la palma dei 'gran cazzari') etc... In pratica non mostrano né capacità di ascolto né empatia. Ma parlano, quanto parlano.Un mio ex, con cui sono stata spesso in disaccordo, una volta mi disse una frase che mi è rimasta scolpita in testa, dovendo ammettere con fastidio quanto fosse corretta: se non sei capace di farmi stare meglio, cerca almeno di non farmi stare peggio. Ecco, sarebbe una buona bussola per tutti.questo messaggio dall’Oltre: Cara amica, non hai più fiducia in te stessa e finisci per indebolire anche la tua fedein noi.il Mondo dell’Oltre, una dimensione nella quale i nostri cari defunti continuano a vivere. “la sola cosa che si possiede è l’amore che si dà. L’amore aspira a unificare il mortale e a renderlo immortale”Sarebbe forse importante abituarsi ad affrontare dignitosamente le piccole o grandi contrarietà e difficoltà dellavita per poi trovare la forza di resistere al dolore quando la morte ci strazia e noi cadiamo nella disperazione,nell’incredulità e spesso nel rifiuto di accettare una simile realtà.Spesso chi soffre deve essere aiutato a liberarsi pian piano dai sensi di colpa, dai “perché senza risposta”.Don Sergio Messina parla ancora dell’importanza di prepararsi alle prove dolorose della vita, confrontandosi conquelle meno gravi per essere poi pronti ad affrontare e a gestire con coraggio le più tristi o strazianti, compresala morte. Quando siete soli e con il dolore in cuore, andate dagli amici che conosciamo e seppellite i vostri dolori, facendoopere buone. Sentite la mia mancanza, ma lasciatemi andare. tutti noi saremo accolti da chi abbiamo amatospesso i nostri cari defunti sono vicino a noi nel momento immediatamente precedente la morte. “I nostri cari, nel momento estremo, ci vengono incontro per accompagnarci oltre il muro d’ombra verso laLuce” Voi aspettate segni da noi, ma il vostro pianto senza conforto ci toglie forza e la capacità di darvi gioia con isegni che desiderate.“Di là”, i nostri cari fanno il possibile per farsi “sentire” attraverso Segni e Sogni, come è emerso da una grandequantità di messaggi ricevuti nel corso degli anni. A volte, però, e sembra un paradosso, proprio noi costituiamoun impedimento: l’eccessivo dolore ci rende sordi e ciechi, incapaci di cogliere i segnali che i nostri cari ciinviano. Il dolore troppo intenso o anche gli infiniti “perché” e le comprensibili ribellioni creano come un “muro”attraverso cui qualunque tipo di comunicazione diventa davvero improbabile. A volte può succedere che i segnici siano e noi non siamo ancora capaci di vederli. I segni, a un certo punto, finiscono, ma non dobbiamo rammaricarcene, perché non significa che i nostri cari civogliano meno bene, ma che devono concentrarsi meglio sul percorso spirituale intrapreso.Le condizioniindispensabili per potersi concentrare nella preghiera, e in generale per vivere più consapevolmente, sonosicuramente il silenzio e il distacco, per quanto possibile, dalle preoccupazioni, dagli impegni quotidiani e dastati d’animo poco generosi.Ricordate sempre: l’isolamento è il prezzo della grandezza. In questa vita tremendamente agitata, se non viritirerete in voi stessi non potrete mai raggiungere la meta, mai – mai – mai. Non dobbiamo permettere al rumore(esterno e a quello che ci impedisce di rimanere in contatto con il nostro sé interiore) di rovinare le antenne dellanostra attenzione, poiché noi stiamo ascoltando i passi di Dio che entra nel nostro tempio.Il mio cuore è vicino a te, anche se il mio corpo è lontano. Se non puoi vederlo, non devi fare altro che scenderenel tuo cuore, e lì troverai il mio. I nostri cari ci supplicano di asciugare le lacrime, di non avere eccessivi rimpianti, né rimproveri; ci assicuranoche il bello vissuto insieme rimane, il resto va allontanato. I rimorsi, la solitudine interiore, la desolazioneemotiva, il pensiero continuo alla malattia di chi, poi, è trapassato, le “luci dell’anima spente”, come mi disseuna signora, i sensi di colpa terribili e laceranti per certe omissioni, per la tenerezza provata e non sempreespressa, la pazienza talvolta persa a causa della stanchezza, il trovare sollievo solo nel pianto, la mancanza diperdono: tutte queste cose li appesantiscono nel cammino di evoluzione che devono compiere e non consentonoloro di intraprendere o di continuare il percorso previsto.Guarda le mie foto con gioia, accendi la TV; là, dove mi sedevo, continuo a sedermi e sto vicino a te.non soffrire col tuo continuo domandarti perché non mi sogni. Il magico nostro mondo porta il medesimo arcanoin sogni che porta nei lieti ponti. Devi predisporti con calma, con fiducia, con occhi asciutti, con volto lieto, concuore consolato ... Poi noi arriviamo.Come fai ad ascoltare quel soffio, che è la nostra voce, con tutto quel frastuono di sospiri e di inutili interrogativie di pugni battuti e di ribellioni inopportune e di ingiusti e presuntuosi tuoi “perché”?quanto alla stanchezza, tu gridi troppo e sprechi energie, andando e venendo come una che non sa dove andarené cosa fare. La mamma, in particolare, asseriva che il figlio le era stato tolto perché lei non lo meritava, non essendo statauna buona madre. Molte volte, con risolutezza, ho cercato di allontanare da lei quel pensiero, ma non sono sicurache se ne sia liberata del tutto. Come è mia abitudine, non chiesi spiegazioni e attesi, certa che un giorno o l’altro avrei capito. E fu così. Avere la presunzione di chiedere qualunque cosa e di ottenerne risposta porta fumo agli occhi della mente e delcuore.Non è amore dire e assecondare maldicenze, pettegolezzi, calunnie, così contrari all’amore. Dio vi ama ma nonpuò imporsi al vostro cuore quando invidie, vanagloria, presunzione lo rendono inaccessibile perfino a Lui.