Sospetto che attiriamo le persone dal vissuto più simile al nostro in ogni specifica fase della vita. Ed è così che al mare ho istintivamente fatto amicizia con una donna che ha avuto gravi problemi di salute. Sempre al mare, per puro caso, ho ritrovato una vecchia conoscente che, come me, fa i conti con il non aver procreato. E, come me, non li fa tanto male, perché sa che non sarebbe mai stata pronta, non nei tempi biologici a disposizione.Similmente, nelle più semplici forme di svago mi sto scoprendo a cercare qualcosa che parli del dolore della perdita, della solitudine e della seconda fase della vita. L'altro giorno ho vissuto come un dono scoprire che su raiplay era disponibile un meraviglioso documentario su Eduardo de Filippo, uno dei pochi che non avevo ancora visto. Credevo di sapere l'essenziale della sua biografia, ma non sapevo una cosa grande, enorme: perse la sua bambina, e la perse quando lui era ampiamente maturo, la perse perché ci fu fatalità mista alla famosa mancata "visita di controllo in più", quella per cui io mi do tanto addosso con Gatto.Per de Filippo fu una ferita che non guarì mai e che accentuò il lato saturnino del suo carattere. E' finita che più scopro questo artista e più sento che il mio animo è in una qualche strana assonanza con lui. Che mi dico "sì, ti piacerebbe! Lui era un artista, lui ha costruito, ha lasciato una grande eredità culturale". Eppure dietro l'artista c'è l'uomo, e l'uomo, anche il più grande, porta con sé debolezze e piccolezze. Ed è quando mi confronto con queste che sento se l'arte di quella persona ha qualcosa di vero da dirmi.(Piccoli passi avanti: non ci avevo fatto caso, ma negli ultimi mesi mi paragono sempre meno agli altri)
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Sospetto che attiriamo le persone dal vissuto più simile al nostro in ogni specifica fase della vita. Ed è così che al mare ho istintivamente fatto amicizia con una donna che ha avuto gravi problemi di salute. Sempre al mare, per puro caso, ho ritrovato una vecchia conoscente che, come me, fa i conti con il non aver procreato. E, come me, non li fa tanto male, perché sa che non sarebbe mai stata pronta, non nei tempi biologici a disposizione.Similmente, nelle più semplici forme di svago mi sto scoprendo a cercare qualcosa che parli del dolore della perdita, della solitudine e della seconda fase della vita. L'altro giorno ho vissuto come un dono scoprire che su raiplay era disponibile un meraviglioso documentario su Eduardo de Filippo, uno dei pochi che non avevo ancora visto. Credevo di sapere l'essenziale della sua biografia, ma non sapevo una cosa grande, enorme: perse la sua bambina, e la perse quando lui era ampiamente maturo, la perse perché ci fu fatalità mista alla famosa mancata "visita di controllo in più", quella per cui io mi do tanto addosso con Gatto.Per de Filippo fu una ferita che non guarì mai e che accentuò il lato saturnino del suo carattere. E' finita che più scopro questo artista e più sento che il mio animo è in una qualche strana assonanza con lui. Che mi dico "sì, ti piacerebbe! Lui era un artista, lui ha costruito, ha lasciato una grande eredità culturale". Eppure dietro l'artista c'è l'uomo, e l'uomo, anche il più grande, porta con sé debolezze e piccolezze. Ed è quando mi confronto con queste che sento se l'arte di quella persona ha qualcosa di vero da dirmi.(Piccoli passi avanti: non ci avevo fatto caso, ma negli ultimi mesi mi paragono sempre meno agli altri)