Altrove

Che cosa ho imparato in sei mesi di case editrici


Per chi non è avvezzo, ad ogni contratto propostomi può sembrare che io abbia svoltato. Sei mesi fa l'avrei pensato pure io. Sei mesi fa credevo di essere una gran dritta perché io conoscevo una regola fondamentale dell'editoria per esordienti, anzi LA REGOLA: non cercare case editrici a pagamento! Le case editrici a pagamento fanno vanity press: sono in realtà stamperie che vendono copie all'autore, convintosi da sé di essere un grande scrittore. Sembrava semplice: se il tuo romanzo vale qualcosa una piccola casa editrice non a pagamento vorrà pubblicarlo. Insomma, case editrici a pagamento male assoluto, le altre tutte meravigliose.Così ho stilato un lungo elenco e ho iniziato ad inviare il manoscritto a decine e decine di case non a pagamento, dalle piccolissime alle grandissime. Da lì a poco arrivò la prima proposta di contratto. Era fatta! Era fatta!!! La cosa? No, la tipa che me l'aveva proposto. Invece no, era lucidissima, pure troppo. Pensavo: "è una casa con poche risorse, non può spingermi, per questo offre poco". Errore. La questione non è soltanto che le piccole case editrici hanno poche risorse, ma che spesso sono velatamente truffaldine. Tu pensi che, se una piccola casa ti ha scelto, vuol dire che ha apprezzato il tuo capolavoro. E la casa, quella casa, lo sa che tu lo pensi, e punta tutto su questo. Tu lì per lì magari non fai caso a certi punti del contratto (io sono stata ben consigliata fortunatamente), ma nei mesi mi si sono fatti chiari: perché il contratto non dice nulla di come la casa editrice farà promozione al libro? perché non ci sarà anche il formato ebook? perché "scegliamo solo manoscritti già ben scritti, evitando di fare editing"? perché i numeri di stampa che mi vengono proposti sono ridicoli (25-50 copie)? perché si stamperà solo on demand (come ci arriva il mio libro in libreria?)? perché se la casa ha poche risorse economiche pubblica comunque decine e decine di titoli all'anno?Risposta che ho dovuto ricavare io, perché nessuno te lo spiega: perché a quelle case non frega niente del tuo manoscritto. Tu, autore, e quelle case non avete lo stesso l'obiettivo: vendere a potenziali lettori. No! Tu, scrittore, vorresti arrivare al lettore sconosciuto, mentre la casa editrice aspetta come un pescatore. Sa che l'autore all'inizio sarà gasato e attenderà febbrilmente di sapere dalla casa editrice quante copie ha venduto. Passano giorni, magari settimane, e l'autore realizza che non ha venduto niente. A quel punto, per non perdere il capitale (il libro che per anni è legato per contratto a quella casa), l'autore tenta il tutto per tutto: compra 25-50 copie cartacee del libro, i più ottimisti anche qualche centinaio, sperando di rivenderle a tua volta ad amici e parenti, o addirittura direttamente alle librerie, esattamente come avrebbe dovuto fare con una casa editrice a pagamento. E l'acquisto di tali copie da parte dell'autore sarà il ricavato della casa editrice che si sarà palesata per quel che è davvero: una stamperia.Insomma, appare chiara la divergenza di obiettivi: tu, autore, per clienti hai i lettori, una casa editrice velatamente a pagamento per cliente ha te, autore. In un sistema sano, in un casa editrice vera, casa e autore hanno lo stesso cliente: il lettore.Le case editrici piccole e valide si trovano con il lanternino, e hanno caratteristiche precise: pubblicano pochi titoli all'anno, perché ci lavorano davvero (fanno editing, per dire) e ci investono risorse; pubblicano anche in formato ebook, perché sanno che è complicato che un lettore si fidi ciecamente di uno scrittore sconosciuto, e se proprio sceglie di provarci lo fa investendo 5 euro in un ebook e non 15 -18€ per una copia di carta. Va da sé che queste case sono molto esigenti e, contrariamente a quelle di cui sopra, non ti riempiono di complimenti, ma scartano quasi tutti i manoscritti di esordienti, effettivamente quasi sempre mal scritti.Ecco perché sono ancora al punto di partenza.Ma per ora non demordo: sto aspettando ancora alcune risposte.