Altrove

11.54


E' successa una cosa strana.Strana rispetto alle dinamiche che ho imparato a conoscere all'interno dell'editoria.Ieri mi è arrivata l'ennesima risposta. Ero pronta al solito ventaglio di possibilità.Gentile signorina Golightly, grazie per averci inviato la sua opera, ma purtroppo non rientra nel nostro piano. Le auguriamo buona fortuna. Saluti e baci. No, be, i baci li ho aggiunti io.Questa è una tipica risposta cui sono abituata, pure se la maggioranza delle case opta per un meno imbarazzante silenzio. Poi ci sono quelle "Gentile signorina Golightly, siamo rimasti entusiasti della sua opera. Le inviamo il contratto: è vincolata a noi per cinque anni, la pagheremo solo se venderà almeno cinquanta copie, il suo manoscritto è così ben fatto che occorrerà una semplice correzione di bozze, tra un mese sarà pronto". E certo, in pratica prendete il mio manoscritto così com'è e lo stampate. Perché questo siete: una stamperia, mica una casa editrice. E per non avere il lavoro che dovrebbe fare una casa editrice perché mai dovrei vincolarmi a voi? Piuttosto auto-pubblico, no?Ecco, questo era il ventaglio fino a ieri, quando vengo contattata dal curatore della collana di narrativa di una piccola casa che di recente ha piazzato un suo libro tra i finalisti del Premio Strega, e poi con il loro editor: ci piaci, ma non sei pronta, il tuo manoscritto ha tutte le grosse ingenuità di chi scrive per la prima volta, ma non ce la sentiamo di bocciarlo, perché ha del potenziale e ci piace come scrivi. Abbiamo una sfida per te.E quindi?E quindi mi hanno chiesto se ascoltando i suggerimenti del loro editor me la sento di riscriverlo da capo, rivedendo la struttura. Da capo? Vi rendete conto? A me viene il mal di pancia.Questa è bella: gli piace ma è da riscrivere, e dovrò farlo da sola.Loro sono convinti che ne sia capace.Io meno.